I rapporti tra Turchia e Germania diventano ancora più tesi dopo le ultime accuse del presidente turco. Recep Tayyip Erdogan ha definito il popolo tedesco “nazista” domenica 5 marzo 2017.
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L’affermazione arriva dopo il divieto di tenere comizi deciso da Berlino nei confronti di alcuni politici turchi, impegnati nella campagna per il referendum sulla riforma presidenziale turca di aprile.
L’ultimo contrasto ha avuto come protagonista il ministro della Giustizia Bekir Bozdag, che avrebbe dovuto parlare ai suoi sostenitori a Gaggenau, ma per protesta era rientrato in anticipo dalla visita al paese europeo.
“Voi non avete alcuna relazione con il concetto di democrazia e il vostro modo di fare non è molto lontano da quello del periodo nazista”, ha detto il presidente Erdogan durante una manifestazione di donne organizzata a sostegno delle riforme costituzionali a Istanbul.
Il presidente turco Erdogan ha comunicato che, se sarà necessario, si recherà personalmente in Germania per parlare alle comunità turche del referendum previsto per il 16 aprile 2017.
In Europa cresce la preoccupazione nei confronti degli arresti di massa e delle epurazioni in diversi settori dello stato da parte di Erdogan dopo il fallito golpe del luglio 2016.
Il governo di Berlino ha replicato alle accuse di Erdogan parlando di esternazioni “assolutamente inaccettabili”, come dichiarato da Peter Altmeier, delegato alla cancelleria dell’amministrazione guidata da Angela Merkel. “La Germania è imbattibile su questioni come stato di diritto, tolleranza e liberalismo”, ha aggiunto.
Altmeier ha spiegato che non c’è un veto generale sui comizi per la campagna elettorale turca in Germania, “ma devono avvenire secondo diritto e secondo la legge”. I comizi “devono essere comunicati” e le pratiche relative “vanno esaminate”.
Secondo Heiko Maas, ministro della Giustizia tedesco, le parole di Erdogan sono “infami, astruse, inaccettabili e da rigettare nel modo più aspro”.
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