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    L’uomo che a causa di un equivoco è stato accusato per 30 anni di aver dato inizio all’Aids

    Dagli anni Ottanta in poi, Gaëtan Dugas è stato considerato il "paziente zero" dell'epidemia di Aids negli Stati Uniti, ma ora una nuova ricerca lo ha scagionato

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Ott. 2016 alle 16:53 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:31

    Fino alla metà degli anni Ottanta, il nome di Gaëtan Dugas, uno
    steward franco-canadese nato nel 1953 e morto a 31 anni di insufficienza renale
    nel 1984, non era noto se non alle persone che lo avevano conosciuto personalmente.

    Dal 1987, però, quando uscì il libro del giornalista Randy
    Shilts intitolato And the Band Played On.
    Politics, People, and the AIDS Epidemic
    , il suo nome divenne per sempre
    associato a una malattia allora sempre più conosciuta che negli anni sarebbe
    diventata una delle più temute al mondo: l’Aids.

    Nel libro, che si occupava proprio di esaminare l’allora
    recente diffusione della sindrome da immunodeficienza acquisita, l’autore aveva
    per la prima volta citato Dugas, morto giovane proprio a causa della malattia, come
    il “paziente zero” dell’epidemia negli Stati Uniti, di fatto
    accusandolo di essere stato all’origine del male che in quegli anni stava
    uccidendo moltissime persone soprattutto tra gli omosessuali.

    Oggi 26 ottobre, però, gli scienziati della University of
    Arizona e dell’Università di Cambridge hanno pubblicato una ricerca su Nature che, ricorrendo alle più moderne
    tecnologie a disposizione, dimostra che l’HIV era presente negli Stati Uniti
    già nel 1970 o nel 1971.

    In particolare sono state trovate tracce del virus a New
    York dieci anni prima che a Los Angeles incominciassero a verificarsi i primi
    casi documentati, attribuiti finora a una serie di rapporti omosessuali di
    Dugas.

    Il fatto che per molti anni si sia “incolpato” Dugas per il
    fatto di aver dato il via a questo contagio è ancora più tragico se si pensa
    che, secondo quanto scrivono i ricercatori nel documento appena pubblicato,
    tutto è stato dovuto a un equivoco tipografico.

    Dugas era infatti uno steward omosessuale che nel corso dei
    suoi viaggi aveva avuto modo di intrattenere centinaia di relazioni sessuali, e
    quando nel 1981 la comunità scientifica si interrogava su una nuova infezione
    polmonare letale che sembrava legata ai rapporti sessuali, aveva fornito ai
    ricercatori i nomi di 72 dei circa 750 partner con cui aveva avuto rapporti
    sessuali nei precedenti tre anni.

    Nell’ambito delle indagini scientifiche, Dugas era stato
    contrassegnato con un numero, 057, e con una lettera, O, che stava per “Outside of California”, visto che Dugas
    era di Quebec City in Canada.

    Quella lettera fu però male interpretata da qualcuno come un
    numero, e il libro di Shilts diede notorietà all’errore, rendendo l’ormai
    defunto Dugas una sorta di untore, protagonista di leggende metropolitane
    secondo cui avrebbe volontariamente infettato i suoi partner sessuali con
    quello che all’epoca veniva chiamato il “cancro dei gay”.

    “Il fatto che Dugas avesse fornito il maggior numero di
    nomi, e che avesse un nome più facile da ricordare, ha probabilmente
    contribuito al fatto che sia stato percepito come centrale in questa rete
    sessuale”, dice oggi uno degli autori della nuova ricerca.

    Descritto da Shilts come promiscuo e irresponsabile,
    Dugas è diventato uno degli uomini più demonizzati della storia della medicina
    contemporanea.

    Il monitoraggio delle mutazioni del virus ha invece permesso
    agli scienziati di rintracciare la sua presenza già agli inizi del Novecento in
    Camerun, come mutazione del virus dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV) che si verifica in circa 40 specie diverse, tra cui gli scimpanzé.

    Gli scienziati sono così riusciti a ricostruire il percorso
    attraverso il quale l’HIV è arrivato negli Stati Uniti, scagionando una volta
    per tutte Dugas: il ceppo del morbo che contagiò lo steward era già arrivato
    sulla costa orientale degli Stati Uniti da Haiti nel 1970 o nel 1971, e si era poi
    diffuso a San Francisco nel 1975, fino a quando i primi cinque casi di Aids erano stati diagnosticati in California nel 1981.

    Da allora, la malattia si è diffusa a tal punto che oggi
    negli Stati Uniti si stima che circa 1,2 milioni di persone convivano con l’HIV,
    e a livello globale il numero è vicino ai 37 milioni.

    “Probabilmente quello che è successo è che quest’uomo
    sia risultato insolitamente utile agli investigatori fornendo moltissimi nomi
    di uomini con cui aveva avuto rapporti sessuali”, ha detto uno dei medici
    che hanno condotto la ricerca, “Ma era solo una delle tante persone sessualmente
    molto attive in mezzo a quelle che svilupparono per prime i sintomi dell’Aids, non
    necessariamente il primo in assoluto”.

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