La quota di energia elettrica generata da fonti rinnovabili negli Stati Uniti era maggiore negli anni Cinquanta che oggi.
(qui sotto la quota di energia elettrica generata da fonti rinnovabili dagli anni ’50 a oggi)
Intuitivamente, questa rivelazione lascia perplessi, considerando che a metà del ventesimo secolo l’America era una potenza industriale in espansione e l’industria non doveva sottostare ad alcuna regolamentazione ambientale, né utilizzava energia solare o eolica.
Ma in quell’epoca la domanda energetica era minore di adesso e l’energia idroelettrica – generata dai mega-progetti realizzati negli anni Trenta – poteva soddisfarne una buona fetta.
Negli anni Cinquanta, circa un terzo di tutta l’energia generata negli Stati Uniti era idroelettrica. Oggi, si genera più energia idroelettrica di allora ma, la domanda di gran lunga più estesa, fa sì che ci sia la necessità di generare altra energia da fonti non rinnovabili come l’energia nucleare e il gas naturale.
(qui sotto le quote di produzione di energia elettrica di ciascuna fonte nel 1950 e nel 2014)
Costruire mega-dighe appare oggi più complicato di quanto non lo fosse negli anni Trenta, sia per una questione di costi, sia per il fatto che è ormai inaccettabile l’idea di spostare intere comunità per far posto a un progetto simile.
Se, da un lato, gli americani usano meno petrolio e carbone per generare elettricità rispetto al passato e l’energia eolica si sta facendo strada, dall’altro sono ancora dipendenti dai combustibili fossili mentre l’energia solare è contemplata a malapena.
In termini percentuali, se consideriamo l’intero fabbisogno energico, non solo quello elettrico, nel 1950 l’8,6 per cento era generato da fonti rinnovabili. Nel 2014, la quota sale di 1,2 punti percentuali. Grandi progressi insomma, in “soli” 64 anni.
Leggi l'articolo originale su TPI.it