Emilia Kamvisi nonostante i suoi 86 anni d’età e un bastone a sorreggerla, è ancora una donna determinata nel voler offrire aiuto e sostegno ai migranti che arrivano sulle coste greche di Lesbo, dove vive.
La “nonna di Lesbo”, così come affettuosamente è stata soprannominata, è una delle tre persone di nazionalità greca nominate al Premio Nobel per la pace che sarà conferito venerdì 7 ottobre a Stoccolma.
Nel 2015, Emilia venne ritratta seduta su una panchina accanto ad altre due donne, impegnata a prendersi cura e ad allattare con un biberon un neonato siriano, figlio di una coppia di rifugiati appena sbarcati sulle coste greche.
Emilia ha nutrito quel bambino come una nonna amorevole. Lei stessa è figlia di immigrati scappati dalla Turchia nel 1922 e rifugiatisi in Grecia.
Quando ha saputo della sua candidatura, Emilia si è domandata che cosa avesse fatto di così straordinario per meritarlo.
La donna ha poi raccontato di non aver mai provato a immaginare di vivere una simile tragedia sulla soglia di casa sua, di dover assistere centinaia di uomini e donne disperati, fuggiti via dalla guerra e dalla povertà. Lei stessa da bambina aveva sentito più volte i racconti e le storie della sua famiglia, non tanto diverse da quelle vissute attualmente dai migranti.
“L’unica consolazione che ho in questa età avanzata è che morirò con la coscienza pulita”, ha aggiunto poi la donna. È trascorso un anno da quella foto che ha fatto il giro del mondo, che la ritrae mentre tiene in braccio il neonato e lo allatta con un biberon.
Ma Emilia non ha mai smesso di aiutare i profughi che sono continuati a sbarcare a Lesbo, offrendo loro cibo, coperte e un abbraccio, quando serviva.
“Siamo pronti a riaprire di nuovo le nostre case e condividere quel poco che abbiamo. Se non dovessimo avere nulla regaleremo loro un abbraccio. Vogliamo vedere ancora i loro sorrisi, ci rendevano così orgogliose e felici”, ha confessato Emilia.
Ma come è nato quello scatto? A raccontarlo una delle altre donne ritratte. “Come tutti i pomeriggi eravamo in spiaggia per aiutare i profughi. A un certo punto abbiamo visto che c’era una mamma e un neonato con tutti i vestiti bagnati. Allora le abbiamo detto: “Fatti dare dei vestiti asciutti, ti teniamo noi il bimbo”. Ma nel frattempo il bambino ha iniziato a piangere perché aveva fame. Allora ho detto a Emilia: “Vai a prendere un biberon con del latte”. All’inizio il bimbo non riusciva a bere perché il latte era troppo bollente. Così l’ho raffreddato con l’acqua del mare e il bimbo ha cominciato a bere. Quando è arrivata la madre vedendo la scena si è messa a ridere”.
(Qui sotto lo scatto che ritrae Emilia mentre allatta con un biberon un neonato siriano a Lesbo. Credit: Twitter)
Quattro mesi questo scatto, Emilia è stata scelta per rappresentare simbolicamente il “comportamento e l’atteggiamento della Grecia, degli organizzatori e dei tanti volontari verso la grande crisi dei rifugiati”.
Nel 2015, la Grecia è stata il punto d’approdo principale in Europa per più di un milione di persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà in paesi come la Siria, l’Iraq o l’Afghanistan.
“Abbiamo visto la gente che gridava aiuto dalle imbarcazioni di fortuna, persone costrette a lasciare le loro case o tante altre costrette a dormire per le strade”, ha raccontato ancora Emilia all’agenzia Reuters.
“Nessuno vuole lasciare la propria casa, prendere una valigia e portare con sé i bambini, o camminare per cinque mesi e salire su un’imbarcazione di fortuna,” ha aggiunto.