Nel 2017, in Brasile, ogni 19 ore una persona LGBT è morta a causa dell’omofobia. A comunicarlo è il report annuale del gruppo di vigilanza LGBT Grupo Gay de Bahia pubblicato il dicembre scorso.
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Le morti violente di persone LGBT in Brasile hanno raggiunto, proprio nel 2017, il massimo storico, con uno spaventoso aumento del 30 per cento dal 2016 (da 343 a 445 in un anno).
“Numeri così allarmanti sono solo la punta di un iceberg fatto di violenza e sangue. Dal momento che non ci sono settori governativi specializzati per i crimini di odio, queste morti sono sempre sottovalutate”, sostiene Luiz Mott, antropologo fondatore del gruppo GGB e responsabile del sito di osservazione dei report annuali.
“Il database del GGB – continua Mott – è stato costretto a raccogliere i dati basandosi su informazioni personali e su notizie pubblicate dai media e su internet. La mancanza di statistiche ufficiali, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, dimostra l’incompetenza del governo”.
Nonostante il Brasile sia uno dei paesi più violenti del mondo, con un record di 62mila omicidi nel 2016, gli autori della ricerca affermano che tutte le 445 morti registrate, che comprendono 387 omicidi e 58 suicidi, sono direttamente collegate all’omofobia.
Tra queste, nel report, è inclusa la tragica morte della quarantaduenne Dandara dos Santos.
L’omicidio della transessuale, avvenuto nel febbraio 2017, era diventato un triste caso mediatico anche in Europa, quando era stato pubblicato un video su youtube in cui veniva picchiata e presa a calci dai suoi assassini che urlavano feroci insulti omofobi prima di spararle.
“Come si vede nelle immagini, Dandara è stata brutalmente e codardamente torturata e giustiziata a colpi di pistola” si legge sul sito dell’associazione.
Gli omicidi commessi con arma da fuoco (30,8 per cento) riflettono la tendenza dell’anno precedente, seguiti da quelli con arma bianca (25,2 per cento).
Ma tragici sono anche i dati relativi ai luoghi in cui questi avvengono. Ben il 56 per cento delle vittime viene uccisa in pubblico e per strada.
Il presidente dell’Associazione Nazionale dei travestiti e transessuali (Antra) brasiliana, il travestito Keila Simpson, 51 anni, sostiene di essere vittima ogni giorno violenze e pregiudizi.
“Sono stato rimproverato, perseguitato e persino espulso da alcuni luoghi solo per essere quello che sono. Questa pratica deve diventare un crimine”, sostiene.
Un disegno di legge che prevede la punizione per chi pronuncia discorsi omofobi, scritto dall’ex membro del Congresso Iara Bernardi, stava per essere approvato alla Camera nel 2006, ma è stato definitivamente accantonato nel 2014.
Ora, con la legge n ° 2138 / 2015, Erika Kokay, Membro del Congresso federale del Brasile, sta riprovando a punire per legge l’omofobia, proponendo una modifica e un’aggiunta alla legge già esistente che sanziona il razzismo. La proposta però è ancora bloccata in attesa dell’approvazione del Congresso.
Luiz Mott afferma che la crescente violenza è dovuta in parte a quanto accaduto alle scorse elezioni, che hanno visto il risollevarsi dei partiti di destra e estrema destra, molti dei quali sono legati al potente movimento evangelico del paese, presente anche nel Congresso.
L’attuale presidente del Brasile, il conservatore Michel Temer, a gennaio del 2017 ha eliminato la posizione di Segretario per i Diritti Umani
Anche il sindaco di Rio de Janeiro, Marcelo Crivella, ha preso di mira la comunità LGBT minacciando di cancellare l’annuale e famosissimo Pride Parade e nominando Nélio Georgini, un membro del partito religioso e conservatore, a Segretario speciale della diversità sessuale.
Nonostante il segretario si sia dichiarato pubblicamente omosessuale, secondo la comunità LGBT apparterrebbe a una delle parti più conservatrici del paese e non sarebbe in grado di far fronte alle problematiche legate ai loro diritti.
Inoltre, secondo l’associazione che ha stilato il report, i partiti politici apertamente e rigidamente cristiani sono responsabili di sostenere e promuovere le ideologie omofobiche e sessiste in tutto il paese, aumentando i tassi di violenza.
“Il governo di Temer sta iniziando bene”, aveva scritto su Twitter Silas Malafaia, un evangelista televisivo e autore di libri best-seller quali “Come sconfiggere le strategie di Satana” a proposito dell’elezione del presidente Michel Temer.
E infatti, “i programmi televisivi legati alle chiese evangeliche spesso paragonano l’omosessualità al diavolo” racconta ancora l’antropologo Luiz Mott, “ma pronunciare discorsi omofobici non è un crimine federale in Brasile e, contemporaneamente, le leggi statali e municipali a riguardo sono poco efficaci e raramente applicate”.
“Nell’ultimo decennio, il Brasile ha cercato di produrre politiche in grado di proteggere gruppi vulnerabili come i gay e le persone transessuali, ma queste politiche per lo più hanno fallito a causa della mancanza di investimenti o di cambiamenti nella visione della politica”, ha dichiarato Jurema Werneck, medico, attivista e direttore esecutivo di Amnesty International Brazil.
Uno dei principali candidati alle elezioni presidenziali per questo 2018 è l’ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro, tristemente famoso per le sue dichiarazioni sessiste e omofobe.
Il novembre scorso, proprio a causa del contenuto di una sua intervista, Bolsonaro è stato condannato e, se la sentenza verrà confermata, sarà costretto a pagare 150mila real brasiliani (circa 40mila euro).
Bolsonaro aveva affermato che i suoi figli non sarebbero mai stati gay perché erano ben istruiti.
Nel marzo dello scorso anno, il membro del Congresso federale Victório Galli ha dichiarato alla radio che Mickey Mouse era un infiltrato omosessuale e che Disney era un apologeta di “gayness” che inviava messaggi subliminali ai bambini.
E ancora, Waldemar de Carvalho, un giudice federale nella capitale brasiliana, ha annullato una decisione del 1999 del Consiglio federale di psicologia che proibiva agli psicologi di offrire trattamenti che pretendessero di “curare” le persone omosessuali, approvando, di fatto, la “terapia di conversione” gay in una sentenza.
“Questa decisione è una grande regressione rispetto alle conquiste che la comunità LBGT ha fatto negli ultimi decenni”, ha commentato David Miranda, consigliere nella città Rio de Janeiroe. “Come in vari paesi del mondo, anche il Brasile sta subendo una tragica ondata conservatrice”.
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