Se davvero Joe Biden dovesse rinunciare alla corsa per il secondo mandato alla Casa Bianca nonostante la vittoria nelle primarie, ci troveremmo di fronte a un fatto che sconvolgerebbe senza dubbio i democratici, talmente rilevante quanto insolito da non avere precedenti. L’unico episodio paragonabile all’ipotetico ritiro di Biden risale al 1972, quando i democratici dovettero ritirare dalla corsa in piena campagna elettorale non il candidato presidente – all’epoca George McGovern – ma il suo vice, Thomas Eagleton.
McGovern, contrario alla guerra in Vietnam, favorevole all’aborto e a depenalizzare la marijuana, era visto come un candidato di sinistra molto amato dai giovani, ma nonostante le idee chiare la sua campagna elettorale contro il presidente Nixon fu caratterizzata da diversi problemi che la fecero letteralmente naufragare.
Uno di questi arrivò dopo la scelta del senatore del Missouri Thomas Eagleton come vice: originariamente era stato scelto per bilanciare le posizioni di McGovern, ma il candidato presidente condusse verifiche minime sul suo background. Ad appena due settimane dalla nomination, emerse un passato con problemi di salute mentale, argomento all’epoca tabù, e di cure con l’elettroshock.
All’inizio McGovern disse che si fidava al “mille per mille” del suo vice, ma l’opinione pubblica iniziò a porre il problema sulla possibilità di una ricaduta che avrebbe reso impossibile per Eagleton ricoprire la seconda carica dello stato. McGovern si trovò in un cul de sac, in cui mantenere il vice designato avrebbe rappresentato un problema e rimuoverlo un segnale di debolezza.
Alla fine, Eagleton fece un passo indietro e in un partito che già era diviso per le idee viste come troppo liberal di McGovern fu difficile trovare un sostituto, alla fine individuato nell’ambasciatore Sargent Shriver. In una situazione più complessa che mai, i democratici alla fine ottennero uno dei loro peggiori risultati di sempre, superati da Nixon di oltre 20 punti.