Elezioni Ungheria: le lezione di Budapest, ecco come si sconfigge Orban
La sconfitta del partito di Orban alle elezioni amministrative di Budapest segna un punto di svolta nella politica nazionale ungherese e negli equilibri politici europei. In tanti oggi si chiedono quali siano stati gli elementi che hanno portato alla vittoria della coalizione riformista di Karacsony, avversaria del sindaco uscente Istvan Tarlos di cui non si è molto parlato sui media italiani. Il “caso” Budapest potrebbe diventare un modello di democrazia e di esempio per contrastare le alleanze sovraniste-nazionaliste che stanno emergendo in Italia e in molti stati europei, e per questo merita una riflessione.
Innanzitutto, il metodo: i partiti di opposizione si sono impegnati, già dal dicembre 2018, in un percorso di elezioni primarie di coalizione, per poter scegliere il candidato che avrebbe sfidato il sindaco uscente. Il percorso ha visto la partecipazione dei Socialisti Ungheresi, dei moderati-riformisti e civici di Momentum, di Demokratikus Koalíció, dei verdi (divisi in due partiti) ma anche dei Cristiano-conservatori del partito Jobbik.
Le primarie si sono svolte in due turni, sono state organizzate privatamente dai partiti e hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini. Anche le tv nazionali si sono interessate all’esperimento (il primo in tutta l’Ungheria), promuovendo dibattiti all’americana per far conoscere idee e candidati della coalizione. E chi ha scelto di realizzare le prime primarie di Ungheria ci ha evidentemente visto lungo. La metodologia trasparente e partecipata ha permesso di coinvolgere migliaia di attivisti, molti dei quali non si erano mai avvicinati alla politica prima di oggi, proprio perché ne rifiutavano i meccanismi tradizionali.
Il vincitore delle primarie, oggi sindaco di Budapest, Karacsony, è quanto di meglio potesse sperare l’ala riformista del Paese. Sociologo, docente, esperto in materia di politiche pubbliche, stimato dalla borghesia e dagli imprenditori e apprezzato dai giovani, guiderà la Budapest dei prossimi 5 anni. L’unione fa la forza, direbbe qualcuno, è così è stato per la coalizione anti-Orban. Una lezione utile anche per le battaglie politiche locali e nazionali del nostro Paese: non sono solo le persone a fare la differenza in politica, ma anche, semplicemente, i processi.