La leader del principale partito d’opposizione a Taiwan, Tsai Ing-wen, è stata eletta nuovo presidente, la prima donna a rivestire tale carica nella storia del paese.
Il partito democratico progressista di Taiwan (DPP) ha vinto le elezioni di sabato 16 gennaio 2016 per eleggere un nuovo capo di stato e rinnovare il parlamento, sconfiggendo lo storico partito del Kuomintang, il Partito nazionalista cinese.
Il risultato potrebbe mettere a rischio i rapporti fra l’arcipelago di Taiwan e la Cina, dopo otto anni di stretta collaborazione sotto un dominio del partito nazionalista durato oltre mezzo secolo.
Il nuovo presidente dovrà affrontare diverse sfide: in primis trovare un equilibrio tra l’ideologia indipendentista e anti-cinese che l’ha guidata sino alla vittoria e gli interessi di una super-potenza quale è la Cina, primo partner commerciale per l’arcipelago.
Nel corso degli anni si è parlato più volte della reale possibilità che la Cina abbia disposto centinaia di missili puntati contro Taiwan. Ma il presidente cinese Xi Jinping ha fermamente negato tali affermazioni, assicurando al presidente dimissionario Ma Ying-jeou che non ce ne sono. Il Pentagono tuttavia sostiene il contrario.
Pechino non ha ancora commentato l’esito delle elezioni di Taiwan.
Le elezioni di Taiwan giungono anche in un periodo difficile per l’arcipelago, la cui economia – che dipende fortemente dalle esportazioni – è entrata in recessione nel terzo trimestre lo scorso anno.
Il partito democratico progressista di Taiwan (DPP) è stato fondato nel 1986 e vuole ottenere l’indipendenza dalla Cina. La leader del partito e nuovo capo di stato, 59 anni, non riconosce la politica del figlio unico della Cina.
Il sostegno a favore del partito pro-indipendenza è cresciuto considerevolmente dal 2014, quando centinaia di studenti hanno occupato il parlamento di Taiwan per diverse settimane in segno di protesta e in nome di un sentimento anti-cinese.
Il Kuomintang è stasto fondato nel 1912. Dal 1928 fino all’avvento di Mao Tse-tung nel 1949 mantenne il controllo su gran parte della Cina. Da allora, in seguito alla sconfitta con le guardie rosse, i leader del Partito nazionalista cinese si ritirarono a Taiwan.
Molti dei privilegi riconosciuti negli anni alla Cina furono formalmente assegnati alla Repubblica di Cina, e non alla Repubblica popolare cinese nata appunto nel 1949 con Mao. Per questo motivo la Cina nazionalista di Taiwan fece parte del Consiglio di sicurezza Onu fino al 1971, quando poi subentrò la Repubblica popolare cinese con capitale Pechino.
La capitale di Taiwan è ufficialmente Nanchino, per decenni capitale di tutta la Cina. La città si trova nel continente e per questo, da quando i leader del Partito nazionalista cinese sono stati costretti a emigrare a Taiwan, la capitale de facto provvisoria è Taipei.
Da allora i rapporti tra nazionalisti ritiratisi a Taiwan e governo centrale di Pechino hanno visto Taipei relegata a un’isola secessionista in accordo, per forza di cose, con i dettami del gigante cinese.
Il 7 novembre 2015 si è svolto il primo vertice tra i leader di Cina e Taiwan da settant’anni a questa parte. L’ultimo incontro era stato quello tra il rivoluzionario cinese Mao Tse-tung e il leader del partito nazionalista Kuomintang (Kmt) Chiang Kai-shek a Chongqing, in Cina, nel 1945.
Il premier Mao Chi-kuo ha rassegnato le proprie dimissioni dall’esecutivo, un pro-forma quando un partito perde le elezioni a Taiwan.
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