Vladimir Putin ha vinto le elezioni presidenziali russe con l’87% dei voti, il miglior risultato nella sua ultraventennale storia al vertice del potere di Mosca. Anche il dato sull’affluenza è il più alto mai registrato dal Duemila ad oggi, con circa il 73% degli aventi diritto che si è recato alle urne.
Il candidato comunista Nikolay Kharitonov, arrivato secondo, ha raccolto poco meno del 4% dei consensi, davanti agli altri due candidati, il liberale Vladislav Davankov e l’ultranazionalista Leonid Slutsky.
Putin, presidente dal 1999 al 2008, primo ministro dal 2008 al 2012 e ancora presidente dal 2012, ha davanti a sé un nuovo mandato di sei anni, che gli consentirà di superare Joseph Stalin come leader russo più longevo degli ultimi due secoli.
La sua vittoria era più che scontata ma c’era grande attesa per conoscere le dimensioni del successo elettorale, a poco più di due anni dall’invasione dell’Ucraina. Questo verdetto così schiacciante – pur segnato da alcuni atti di contestazione ai seggi – rafforza ulteriormente il potere del capo del Cremlino.
Il ministero della Difesa di Mosca ha riferito che nelle prime ore della mattinata di domenica sono stati abbattuti 35 droni ucraini nella regione di Mosca, in quella di Kaluga, appena a sud della capitale, e in quella di Yaroslavl, a nord-est.
“Non importa chi o quanto vogliono intimidirci, non importa chi o quanto vogliono sopprimere noi, la nostra volontà, la nostra coscienza”, ha dichiarato Putin commentando i risultati delle elezioni: “Nessuno è mai riuscito in qualcosa di simile nella storia. Non ha funzionato ora e non funzionerà in futuro. Mai”.
Nel suo discorso il presidente ha anche fatto espresso riferimento ad Alexei Navalny per la prima volta da quando il dissidente è morto, lo scorso 19 febbraio in un carcere di massima sicurezza in Siberia: Putin ha spiegato che era favorevole alla proposta di concedere la libertà a Navalny in cambio del rilascio di alcuni prigionieri detenuti in Occidente.
E proprio da Occidente la rielezione di Putin viene registrata come l’esito di un processo di voto alterato da brogli e propaganda: “Le elezioni non sono libere né giuste, dato che Putin ha imprigionato gli oppositori politici e impedito ad altri di candidarsi contro di lui”, ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca.
Il ministro degli Esteri del Regno Unito, David Cameron, ha affermato in un post su X che il voto russo “non è stato quello che sembrano elezioni libere ed eque”, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha affermato che “questa frode elettorale non ha legittimità e non può averne alcuna”.
Al contrario, la Cina, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, “esprime le sue congratulazioni” a Putin: “Cina e Russia – ha sottolineato il portavoce – sono partner strategici e cooperano nella nuova era”.
Anche il dittatore nordcoreano Kim Jong-un – secondo quanto riferisce l’agenzia sudcoreana Yonhap citando i media ufficiali della Corea del Nord – ha inviato le sue congratulazioni al presidente russo per la sua rielezione.
Posizione analoga a quella del presidente del Venezuela Nicolas Maduro, che – recita una nota di Caracas – ha inviato “le sue congratulazioni al fratello popolo russo e al presidente Vladimir Putin per la sua vittoria straordinaria dopo un processo elettorale impeccabile che negli ultimi tre giorni ha visto una partecipazione democratica in maniera esemplare”.
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