Un semplice trucco. La “rivoluzione” degli anni ’60, con la sua promessa di liberazione sessuale e parità tra i generi, viene liquidata così da JD Vance, l’uomo che Donald Trump ha scelto come vice nella corsa alle presidenziali degli Stati Uniti.
Nel mirino del giovane senatore dell’Ohio c’è la libertà, a suo dire eccessiva, di sciogliere il vincolo del matrimonio. Una stortura che finirebbe per produrre infelicità, nelle coppie come nei figli. Piuttosto che divorziare, secondo Vance, sarebbe meglio che moglie e marito imparassero a rimanere insieme, come si faceva una volta. Anche, sembra dire, nel caso di matrimoni violenti.
«Questo è uno dei grandi trucchi che penso che la rivoluzione sessuale ha giocato alla popolazione americana, ovvero l’idea che, “bene, okay, questi matrimoni erano fondamentalmente, cioè, forse erano anche violenti, ma certamente erano infelici. E quindi liberarsene e rendere più facile per le persone cambiare coniuge come se cambiassero la biancheria intima, renderà le persone più felici a lungo termine”», ha detto nel 2021, parlando in una scuola cristiana in California. «Forse ha funzionato per le mamme e i papà, anche se sono scettico. Ma in realtà non ha funzionato per i figli di quei matrimoni».
Le posizioni del 40enne di Middletown, Ohio, scelto da Trump pochi giorni dopo il tentato assassinio di luglio, sono presto finite sotto il tiro di democratici come Andy Beshear, governatore del Kentucky. Lo stesso Stato da cui proviene la famiglia di Vance, come da lui raccontato nella sua autobiografia “Elegia americana” (“Hillbilly Elegy”), il bestseller che gli ha aperto la strada della politica.
«Dice che le donne dovrebbero proseguire relazioni violente. Chi commette abusi domestici non è un uomo, è un mostro», ha detto il governatore dem a Cnn. Da parte sua, Vance ha ripetutamente preso le distanze dalle accuse di apologia di violenza, citando i suoi stessi trascorsi raccontati nel libro. «Ho visto fratelli, mogli, figlie e anche me stesso subire violenze da uomini», ha detto a Vice nel 2022. «È disgustoso sostenere che stavo difendendo quegli uomini».
Guerra culturale
Ma quella di Vance non è solo un’uscita estemporanea. All’interno del movimento conservatore si sta facendo sempre più sentire la voce di chi chiede maggiori restrizioni sulle leggi riguardanti il divorzio. L’obiettivo è quello di porre fine al principio del “no-fault divorce” che consente di divorziare senza dover prima dimostrare la colpa del coniuge. Attualmente è previsto in tutti e 50 gli Stati americani.
La possibilità di divorziare liberamente, di abortire e di ricorrere alla pillola anticoncezionale vengono citate da molti esponenti repubblicani tra le cause della disgregazione della famiglia come istituzione.
Paradossalmente il primo governatore a mettere la firma su una legge che consentiva il “no-fault divorce” fu Ronald Reagan nel 1969, quando il futuro paladino della destra statunitense guidava la California. Prima di allora, una donna che voleva chiedere il divorzio doveva dimostrare di essere stata vittima di abusi, adulterio o di essere stata abbandonata.
Queste leggi hanno consentito alle vittime di abusi di lasciarsi alle spalle matrimoni violenti, oltre a evitare che un coniuge possa trovarsi intrappolato in un’unione senza via di uscita. Le statistiche indicano che quando gli Stati hanno adottato leggi meno restrittive sui divorzi, i tassi di violenza, suicidio e omicidio all’interno delle coppie sposate sono diminuiti, con un calo del 30 per cento degli episodi di violenza domestica. Chi si oppone ritiene che siano contrarie alla Costituzione, in particolare al 14esimo emendamento, in quanto privano uno dei coniugi del diritto al giusto processo.
Una tesi che, per quanto a molti possa apparire improbabile, potrebbe essere accolta dalla Corte suprema. L’alta Corte ha già abolito il diritto federale all’aborto, superando la storica sentenza Roe v. Wade. Obiettivo per decenni della destra statunitense, la decisione è arrivata nel 2022, dopo che la Corte era passata a una forte maggioranza conservatrice durante la presidenza Trump.
Dopo il successo sull’aborto, che a seguito della sentenza del 2022 ha subito restrizioni in 22 Stati (in 14 è vietato in quasi ogni circostanza), molti nel partito vogliono imporre un divieto a livello nazionale. Un progetto a cui Trump ha per ora messo il freno, preoccupato dai contraccolpi a livello elettorale. A fine agosto Vance ha assicurato che, se eletto presidente, Trump metterà il veto su un’eventuale legge per vietare l’aborto a livello nazionale. Ma nel 2022 lo stesso Vance aveva auspicato che l’aborto diventasse illegale in tutto il Paese.
Una delle prese di posizione, come quella sul divorzio, che sono riemerse dopo la candidatura di Vance alla vicepresidenza e stanno facendo discutere. Nel 2021 Vance ha chiesto che, nell’esercizio del voto, vengano riconosciuti maggiori poteri ai genitori rispetto a chi non ha una famiglia. Chi è genitore, ha detto, «dovrebbe avere più capacità di far sentire la propria voce nella nostra repubblica democratica rispetto alle persone che non hanno figli». Nello stesso anno ha espresso ammirazione per gli sforzi compiuti da Viktor Orbán per aumentare il tasso di natalità e i matrimoni in Ungheria.
Il problema, ha affermato sempre nel 2021, è la «sinistra senza figli» che non è «fisicamente coinvolta nel futuro di questo Paese». Parlando con il giornalista conservatore Tucker Carlson ha detto che gli Stati Uniti sono gestiti da «un mucchio di gattare senza figli che sono infelici della propria vita e delle scelte che hanno fatto, e quindi vogliono rendere infelice anche il resto del Paese».
L’espressione è stata ripresa dai democratici che l’hanno usata in più occasioni per mettere in risalto l’inadeguatezza dei repubblicani sui temi che riguardano le donne.
Sul sito della campagna di Kamala Harris sono comparse magliette e tazze con le scritte: «Childless Cat Ladies per Kamala». Durante la convention democratica a Chicago la frase è stata citata più volte, in particolare dalla celebre conduttrice Oprah Winfrey. Vance ha cercato di correggere il tiro, spiegando che i commenti erano «sarcastici», e ha attaccato i democratici accusandoli di essere «contro la famiglia».
Trumpismo del futuro
Esponente della “Nuova destra”, Vance è parte di un gruppo ristretto di giovani politici repubblicani che punta a ereditare il partito dai trumpiani. Nonostante l’accento sulla lotta alle multinazionali e alle élite, il messaggio non ha raccolto il favore dei sindacati. L’Afl-Cio, la principale sigla del Paese, ha assegnato un punteggio di 0 su 100 al modo in cui Vance ha votato in Senato nel 2023. Accanto alle ricette economiche, con forti dosi di protezionismo, Vance riserva particolare attenzione ai temi riguardanti la famiglia, facendo spesso riferimento alla sua storia personale.
Per mettere meglio a fuoco le sue idee molti sono tornati al bestseller che lo ha proiettato sulla scena nazionale e gli ha aperto la strada della politica. “Hillbilly Elegy” racconta come Vance si è lasciato alle spalle una dura infanzia per finire in una delle università più prestigiose al mondo, quella di Yale, dove ha ottenuto il dottorato in legge, e poi sbarcare nei fondi di venture capital della Silicon Valley.
Definito «il libro che spiega il trumpismo» quando era uscito nel 2016, “Elegia americana” racconta la storia, spesso tragica, della famiglia di Vance e di come è riuscito ad affrancarsi da generazioni di abusi e povertà.
Si parte dalla nonna Bonnie, rimasta incinta all’età di 13 anni del futuro marito Jim, più grande di tre anni. Per fuggire alla possibile vendetta della famiglia di lei la coppia ha lasciato Jackson, ai piedi dei monti Appalachi, per trasferirsi in Ohio, dove Jim ha trovato lavoro in un’acciaieria che, nelle parole di Vance, ha portato la sua famiglia alla «salvezza economica». Grazie a un lavoro stabile in un’azienda sindacalizzata ha potuto comprarsi una casa con quattro camere da letto e arrivare alla pensione, passando così «dalle colline del Kentucky alla classe media americana».
Ma la situazione in casa era estremamente caotica e violenta. La madre Bev è sprofondata a sua volta nella tossicodipendenza e ha cresciuto i figli in un contesto di forte instabilità, con una lunga lista di patrigni per JD.
Rispetto a Bev, Vance ammette che i nonni «potrebbero non essere stati all’altezza». Ma, precisa, «hanno trascorso il resto della loro vita a rimediare». Sono stati soprattutto loro a crescere il futuro senatore e sua sorella Lindsey. Alla fine ha dedicato il libro ai suoi nonni, che sono stati «senza dubbio alcuno, la cosa migliore che mi siano mai capitata». Anche il cognome è dovuto a loro. Chiamato originariamente James Donald Bowman in onore del padre, ha cambiato nome dopo essere stato adottato dal terzo marito della madre, diventando James David Hamel. Mentre si preparava a terminare gli studi a Yale, ha deciso di prendere il cognome dei nonni.
La matriarca ideale
Nonna Bonnie, scrive il New Yorker in un recente articolo firmato da Jessica Winter, sembra la matriarca ideale dei programmi repubblicani. «Il suo posto è a casa», il suo lavoro «quello di avere figli», la sua esistenza legata a un singolo uomo. Per Vance, una situazione comunque migliore rispetto a quella in cui si è trovata la madre da single, per anni alle prese con problemi di soldi e dipendenza.
Ma non è chiaro quanto Bonnie potesse scegliere diversamente. Per molti versi quella di rimanere sposata non è stata, per lei, una vera scelta. Senza istruzione, con poche possibilità di sostenersi e problemi di salute mentale, non aveva alternative. Fino al 1975, ricorda il settimanale newyorkese, la legge dell’Ohio non prevedeva neanche dei meccanismi per obbligare al mantenimento dei figli.
Dal punto di vista di Vance, che ora ha una moglie e tre figli, queste considerazioni sembrano secondarie. Nel discorso alla convention repubblicana ha definito Bonnie «un angelo custode al mio fianco», ricordando come tenesse in casa 19 pistole cariche. «Ecco per chi combattiamo, questo è lo spirito americano».