Si sono aperti oggi, mercoledì 26 maggio, i seggi elettorali per le nuove elezioni presidenziali in Siria, il cui esito in realtà appare scontato e che quasi certamente consegneranno a Bashar al-Assad, al potere dal 2000, un quarto mandato. Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno già liquidato le elezioni come una farsa, mentre le Nazioni Unite hanno fatto sapere che il voto non rispetta le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che chiedono un processo politico per porre fine al conflitto, una nuova costituzione e libere elezioni sotto la supervisione dell’Onu.
La televisione di stato siriana questa mattina ha mostrato lunghe code che si stanno formando in diverse parti del Paese dove sono dislocati circa 12mila seggi. I risultati dovrebbero essere annunciati entro venerdì sera, a 48 ore dalla chiusura del voto. Gli sfidanti che hanno ottenuto il via libera della Corte costituzionale siriana per sfidare Bashar al-Assad sono il vicecapo di gabinetto Abdallah Salloum Abdallah e Mahmoud Ahmed Marei, un avvocato che guida il Fronte Oppositore Democratico, una coalizione di sei partiti formata nel 2018 e tollerata dal regime, che i leader dell’opposizione in esilio hanno spesso bollato come un’estensione del regime stesso.
La guerra civile siriana, che dal 2011 a oggi ha causato centinaia di migliaia di morti e ha sfollato, sia all’interno che all’esterno, oltre metà della popolazione, non si è ancora conclusa, ma grazie al sostegno di Russia e Iran Assad è riuscito a riprendere il controllo di gran parte del Paese. Quel che resta dei jihadisti dell’Isis è ormai confinato nel deserto e le altre formazioni ribelli sunnite, rimangono per lo più nella provincia settentrionale di Idlib. Le condizioni economiche del Paese rimangono molto deteriorate, soprattutto a causa del crollo della lira siriana.
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