I risultati parziali delle elezioni presidenziali in Honduras di domenica 26 novembre danno in vantaggio con il 45,17 per cento dei voti la coalizione trasversale composta da partiti di destra e sinistra che sostiene il presentatore televisivo Salvador Nasralla.
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Contro ogni aspettativa l’attuale presidente del paese, il conservatore Juan Orlando Hernandez, è ancora fermo al 40,21 per cento, quasi cinque punti in meno rispetto al suo principale rivale.
L’opposizione ha contestato la ricandidatura di Hernandez alla presidenza, arrivata dopo una sentenza del 2015 della Corte suprema nazionale che ha revocato il divieto costituzionale a un secondo mandato.
Dall’inizio della sua presidenza nel 2014, Hernandez è riuscito a far calare il tasso di omicidi in Honduras, uno dei paesi più violenti del mondo.
Inoltre, ha portato avanti una difficile battaglia contro la corruzione nelle forze dell’ordine, rafforzando l’apparato di sicurezza con la creazione di un nuovo corpo di polizia militare formato da tremila unità, e rinnovato il sistema carcerario nazionale.
I gruppi d’opposizione hanno però accostato il nome di Hernandez ad alcuni scandali di corruzione relativi a finanziamenti illeciti per la sua campagna elettorale di quattro anni fa.
Il presidente honduregno è stato criticato anche per la deriva autoritaria del suo esecutivo, che lo scorso marzo ha firmato una legge antiterrorismo che ha reso illegali le marce di protesta.
Salvador Nasralla, fondatore del Partido Anti Corrupción (PAC), ha annunciato che, in caso di vittoria finale alle elezioni presidenziali, chiederà alle Nazioni Unite di istituire un organo inquirente, simile a quello operativo in Guatemala, per indagare sui casi di corruzione in Honduras.
Nasralla ha anche parlato del suo piano per ridurre i poteri della Corte suprema nazionale, accusata di essere troppo permissiva nei confronti del presidente Hernandez.
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