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    Elezioni parlamentari in Iran: vincono i conservatori di Mohammad Bagher Qalibaf

    Credits: EPA/ABEDIN TAHERKENAREH

    Tra i trionfatori della consultazione vi è Mohammad Bagher Qalibaf, ex generale dei Pasdaran ed ex sindaco di Teheran, che molti indicano come possibile candidato alle elezioni presidenziali del prossimo anno

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 23 Feb. 2020 alle 09:18 Aggiornato il 24 Feb. 2020 alle 14:26

    Elezioni parlamentari Iran 2020, i primi risultati:

    Si sono concluse le elezioni parlamentari in Iran che si sono tenute venerdì 21 febbraio 2020.

    I primi risultati sullo spoglio dei voti confermano che le elezioni parlamentari  porteranno ad un controllo dell’assemblea da parte dei conservatori, secondo quanto riferisce la tv di Stato.

    A Teheran le liste dei fondamentalisti si aggiudicherebbero tutti i 30 seggi in palio, su un totale nazionale di 290.

    Fra i trionfatori della consultazione vi è Mohammad Bagher Qalibaf, ex generale dei Pasdaran ed ex sindaco di Teheran, che molti indicano come possibile candidato alle elezioni presidenziali del prossimo anno per succedere a Hassan Rohani.

    Sempre secondo i dati preliminari, il primo dei riformisti, Majid Ansari, risulterebbe soltanto al 37esimo posto nella capitale. I dati definitivi dovrebbero essere resi noti soltanto domani.

    Elezioni Iran 2020, le polemiche della vigilia

    Le elezioni in Iran, un appuntamento importante soprattutto perché si trattava del primo voto dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani, sono state macchiate da grosse polemiche alla vigilia. Su circa 14mila candidature, il Consiglio dei guardiani – l’organo che esercita il controllo sull’ammissione dei candidati alle elezioni in Iran – ne ha respinte ben 6.850, quasi tutte dal fronte riformista e moderato.

    Il Consiglio è un’istituzione molto vicina alla parte conservatrice del Paese, quella appoggiata dall’ayatollah Ali Khamenei. Le candidature respinte – per motivi legati ad accuse di frode, appropriazione indebita e mancata pratica della religione musulmana – hanno provocato le proteste del presidente Hassan Rouhani, che ha parlato di “elezioni che diventano solo una formalità” e che rappresentano “il pericolo più grande per la democrazia e la sovranità nazionale”.

    Una possibile conseguenza dell’esclusione di migliaia di candidati, secondo molti analisti, poteva essere quella di un crescente astensionismo: molti riformisti, infatti, hanno chiesto agli elettori di non recarsi al voto e scegliere quindi la strada del boicottaggio di un’elezione considerata pilotata. A tutto questo, si aggiungeva il crescente malcontento della popolazione per le tensioni con l’Occidente e le difficili condizioni economiche del Paese.

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