Vittoria schiacciante del Partito popolare (Pp) nelle elezioni regionali di Madrid, in Spagna, che permettono alla governatrice uscente Isabel Diaz Ayuso di guidare l’amministrazione da sola. Il Pp si è infatti aggiudicato 65 dei 136 seggi nel Parlamento regionale, come ha reso noto la Commissione elettorale. È quasi il doppio dei risultati ottenuti dal partito nel 2019, quando guadagnò 30 seggi. È stata così scongiurata un’alleanza con Vox per governare. Il partito di destra, che vola con 9,2 per cento delle preferenze, ha comunque già annunciato il suo appoggio.
Gli sconfitti
Ci sono due grandi sconfitti di questa tornata di regionali: il primo è Ciudadanos, che non supera la soglia di sbarramento del 5 per cento necessaria per entrare nell’assemblea. Il secondo è Pablo Iglesias, leader di Podemos, che ha abbandonato il posto di vicepremier per correre a Madrid, ma il risultato sarebbe quasi nullo: per lui solo tre o quattro seggi in più rispetto ai 7 del 2019. Un motto ricorrente della sinistra è “Madrid sarà la tomba del fascismo”, invece in questo caso la capitale spagnola segnerà la morte politica di Iglesias.
Affluenza record
Più delle percentuali, però, quello che stupisce è l’affluenza, superiore di ben 11 punti rispetto alla tornata precedente di maggio 2019. Alle 19 aveva votato il 69 per cento dei 5,1 milioni di aventi diritto, in una giornata atipica per il fatto che si tratta di un giorno feriale e si è ancora in emergenza Covid.
Diaz Ayuso del Partito popolare trionfa col 43,7 per cento delle preferenze. Vox è il quarto partito, con il 9,2 per cento delle preferenze, risultato simile a quello del 2019 quando entrò per la prima volta nell’Assemblea di Madrid. Unidas Podemos ottiene il 7,9 per cento, ottenendo 10-11 deputati, ossia tre o quattro più di due anni fa. . Tuttavia, per governare superando la maggioranza assoluta (69 seggi) avrà bisogno dei 12-14 seggi che il partito di estrema Vox otterrebbe. Con questi numeri, la destra raggiunge tra i 74 e i 79 seggi.
Il blocco di sinistra si ferma a 56-63 deputati (25-28 del Psoe che cala di almeno 9 seggi rispetto al 2019, 21-24 di Más Madrid e 10-11 di Podemos), mentre Ciudadanos esce dall’Assemblea regionale non avendo superato la soglia del 5 per cento. Dopo il Pp, secondo gli exit poll, il partito più votato è il Psoe con il 18,4 per cento dei voti, che resta la prima forza di sinistra, ma scende a 25-28 seggi rispetto ai 37 del 2019. Non male invece per la terza candidata della sinistra, Mónica García di Más Madrid, che rimarrebbe a pochi seggi di distanza dai socialisti.
Le ripercussioni a livello nazionale
Prima del voto molti osservatori hanno sostenuto che queste elezioni amministrative sarebbero state portatrici di terremoti politici su scala nazionale, dopo una campagna elettorale dai toni aspri e nella quale narrative opposte basate su slogan ideologici come ‘comunismo o libertà’ oppure ‘democrazia o fascismo’ hanno quasi subito preso il sopravvento su altri temi. Adesso si attendono le conseguenze reali di quest’ondata sismica politica, già in vista quando Ayuso aveva deciso a marzo di convocare elezioni anticipate in piena emergenza sanitaria, dopo un anno di scontro frontale con il governo centrale a trazione socialista sulla gestione della pandemia.
A destra si sono detti pronti a sfruttare l’occasione. “Oggi scegliamo il modello di regione e di Paese che vogliamo”, ha detto Ayuso dopo aver votato ai giornalisti. “Queste elezioni cambieranno la politica spagnola”, ha sostenuto sulla stessa linea la candidata di Vox Rocío Monasterio.
Il premier Pedro Sánchez tra fischi e insulti fuori dal seggio dove si è recato per votare, ha invece preferito risaltare il raggiungimento dell’obiettivo di completare la vaccinazione di 5 milioni di persone. Ma le conseguenze del voto a Madrid sono dietro l’angolo.
Leggi anche: Alle elezioni 2019 vola l’estrema destra di Vox
Leggi l'articolo originale su TPI.it