Oggi i cittadini del Togo, uno dei Paesi più poveri del mondo, si recheranno a votare per le elezioni del Parlamento.
Le votazioni, inizialmente previste per lo scorso ottobre, sono già state rimandate due volte in seguito a manifestazioni violente contro l’esecutivo. I gruppi d’opposizione sono scesi ripetutamente in piazza contro i cambiamenti fatti all’ultimo minuto dal governo alla legge elettorale, sostenendo che il partito di maggioranza abbia aggirato i limiti costituzionali per trarne beneficio nelle nuove elezioni.
Nel periodo precedente alle elezioni, inoltre, la tensione è stata alimentata anche da alcuni misteriosi incendi, che il governo avrebbe usato come pretesto per arrestare gli attivisti dell’opposizione.
Le elezioni saranno monitorate dall’Unione Europea e dall’African Union, e l’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha inviato 600 osservatori.
I candidati sono 1.174, di cui 159 donne. I risultati di oggi, secondo gli analisti, forniranno un’importante indicazione per le elezioni presidenziali del 2015, e potrebbero mettere in luce una crepa nel potere della famiglia Gnassingbe, che controlla il Paese da oltre 40 anni.
Sette anni dopo l’indipendenza del Togo dalla Francia – risalente al 1960 – Eyadema Gnassingbe ha preso il potere con un colpo di Stato ed è rimasto in carica per 38 anni. Anche se nel 1991 il Togo è formalmente diventato democratico, alla morte di Eyadema l’esercito ha ignorato la costituzione offrendo la poltrona presidenziale a suo figlio, Faure Gnassingbe, rieletto nel 2010 nonostante le denunce di brogli che portarono a violente proteste e scontri.