L’emiro del Kuwait ha rinominato lo sceicco Jabel Al-Sabah a primo ministro lunedì, confermando la carica che ricopre ormai dal 2011. Il capo dell’esecutivo di quello che è uno dei più importanti Paesi produttori di petrolio al mondo dovrà ora formare un governo, dopo le elezioni parlamentari del 27 luglio.
Il primo ministro dovrà tenere conto di una nuova composizione dell’organo legislativo nella sua scelta. I kuwaitiani hanno votato sabato in quelle che è la sesta consultazione popolare dal 2006, lasso di tempo nel quale il parlamento è stato ripetutamente sciolto per aver tentato di sfiduciare membri dell’esecutivo.
Le elezioni hanno visto i candidati liberali guadagnare seggi all’interno dell’assemblea, composta da 50 parlamentari. Per lo più si tratta di singole personalità – in Kuwait i partiti non sono consentiti – con origini tribali vicine alla casa reggente degli Al-Sabah. Questo dovrebbe garantire una maggiore stabilità istituzionale in quanto la nuova opposizione è ideologicamente più affine alla maggioranza, aiutata da forti radici claniche.
Gli islamisti e i candidati populisti hanno invece per lo più boicottato le elezioni. La scelta nasce a seguito della decisione dell’emiro dell’anno scorso di cambiare la legge elettorale che – secondo gli islamisti – li sfavorirebbe in sede elettorale. Essa infatti non concede più ai cittadini di eleggere quattro candidati, ma solo uno.
La legge – comunemente chiamata ‘one man one vote’ – è la stessa adottata in Giordania. In questo caso essa permette al regno Hashemita di consolidare la sua base tribale e quindi di rimanere al potere, riducendo l’influenza dell’opposizione di stampo islamista. In Kuwait quindi dovrebbe produrre gli stessi effetti.
Anche i candidati sciiti hanno visto la loro presenza diminuita. Nonostante essi siano il 30 per cento della popolazione hanno conquistato solo otto seggi nella nuova assemblea, contro i 17 della tornata elettorale dello scorso dicembre.
Reuters ha calcolato che l’affluenza è stata più alta rispetto alle elezioni precedenti. Nonostante le temperature attorno ai 45 gradi, e il Ramadan in corso, circa il 52 per cento dei 440 mila votanti ha effettivamente espresso la propria preferenza.
Il nuovo governo dovrà gestire le resistenze attorno al piano di sviluppo di 79 miliardi di euro annunciato nel 2010, che prevede la costruzione di aeroporti, porti e autostrade, ma ha anche suscitato lo scetticismo dell’opposizione che denuncia la corruzione dietro alla manovra.
Inoltre in campagna elettorale si è parlato anche di un discusso piano da circa 3 miliardi di euro per aiutare l’Egitto, in seguito alla deposizione del governo dei Fratelli Musulmani nel Paese, verso i quali il Kuwait è avverso per motivi domestici.
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