Il Regno del Buthan conosce la democrazia nel 2008 e le seconde elezioni democratiche della sua storia, tenutesi il 13 luglio 2013, consegnano la vittoria al Pdp (People’s Democratic Party), che sostituirà l’attuale partito di governo, il Dpt (Druk Phuensum Tshogpa).
Nel 2007 Jigme Singye Wangchuck, sovrano del Buthan, aveva volontariamente abbandonato il trono, e la stesura della prima Costituzione nazionale aveva mutato l’ assetto istituzionale del Paese nell’attuale monarchia costituzionale. Le prime elezioni avevano segnato la vittoria del Dpt, guidato da Jigmi Y Thinley, che aveva nettamente sconfitto il Pdp dell’allora 42enne Tshering To lbgay, aggiudicandosi 45 seggi su 47.
I giorni scorsi la situazione si è rovesciata: l’affluenza elettorale ha raggiunto il 60 per cento e questa volta il Pdp si è aggiudicato 32 seggi, lasciandone solamente 15 al Dpt che passa all’opposizione.
Gli elementi vincenti della campagna elettorale del Pdp sono stati la denuncia delle difficoltà economiche del Paese e l’accusa, rivolta contro il Dpt, di aver deteriorato le relazioni con l’India, storico alleato e partner commerciale del Buthan sin dai tempi del Raj britannico.
La recente massiccia riduzione delle forniture di gas e cherosene da parte dell’India, e il conseguente aumento dei prezzi dei combustibili, ha alimentato la polemica del Pdp contro l’ex partito di governo, probabilmente influenzando il voto della popolazione.
Questa frattura con i vicini indiani è stata a lungo oggetto di speculazioni e accuse da parte dell’opposizione, che biasimava i tentativi del Dpt di aprire un colloquio con la Repubblica Popolare Cinese, con cui il Regno non aveva mai intrattenuto relazioni diplomatiche. Questa timida apertura alla Cina da parte del Buthan può avere corrotto le relazioni con l’India, che da anni tenta di contenere l’assedio geopolitico e la forte concorrenza commerciale dell’impero celeste.