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    Groenlandia al voto tra crisi economica e sogni di indipendenza

    La Groenlandia è grande il triplo della Francia, ma conta meno di 56mila abitanti

    Il 24 aprile l'isola più grande del mondo alle urne per indicare il nuovo governo

    Di Francesco Greco
    Pubblicato il 23 Apr. 2018 alle 17:04 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:04

    Elezioni Groenlandia 2018

    In Groenlandia martedì 24 aprile 2018 sono in programma le elezioni parlamentari. Il voto è molto atteso, perché il paese vive un momento complicato dal punto di vista economico.

    Ma la crisi non ha fatto tramontare il sogno di indipendenza, che è stato tra i temi centrali della campagna elettorale.

    L’isola, che geograficamente fa parte del continente americano, dal punto di vista amministrativo costituisce una regione autonoma della Danimarca.

    Fino a una decina di anni fa il potere era tutto nelle mani di Copenaghen. Nel 2009, dopo un referendum, il governo danese ha accordato una maggiore autonomia alla Groenlandia.

    All’isola, in particolare, sono state concesse competenze in ambito legislativo, giudiziario e nella gestione delle risorse naturali.

    La svolta fu vista come il primo passo per il raggiungimento della piena indipendenza. Ma in questi anni le cose sono andate meno bene del previsto.

    Gli attesi investimenti stranieri si sono concretizzati solo in minima parte.

    La Groenlandia è l’isola più grande del mondo: la sua superficie equivale a circa tre volte quella della Francia.

    La sue dimensioni sono in forte contrasto con la sua popolazione, pari ad appena 56mila persone.

    Il suo sottosuolo è ricco di petrolio, uranio e minerali preziosi. Gli abitanti dell’isola erano convinti che queste ricchezze avrebbero fatto gola a molte imprese internazionali, prime fra tutte quelle cinese e britanniche.

    Tuttavia il crollo dei prezzi delle materie prime ha fortemente ridotto gli investimenti: dagli 850 milioni di dollari del 2011 si è scesi a meno di 80 milioni nel 2016.

    La campagna elettorale ha affrontato il tema dell’indipendenza, ma si è concentrata principalmente su questioni più urgenti, come la carenza di alloggi sociali e il tasso di abbandono scolastico.

    Altro tema chiave quello dei 600 milioni di dollari necessari per costruire un aeroporto internazionale e migliorare le strutture esistenti nel tentativo di replicare i successi turistici dell’Islanda.

    I due principali partiti in corsa sono il partito socialdemocratico, Siumut, che in groenlandese significa Avanti, e il partito separatista socialista democratico degli Inuit Ataqatigiit, che in groenlandese significa Comunità Inuit.

    Il primo ministro uscente, Kim Kielsen, fa parte del Siumut e guida una coalizione con i partiti dei Democrats Atassut.

    Kelsen si è ricandidato e il suo principale sfidante è Sara Olsvig, del partito Inuit Ataqatigiit. Secondo i sondaggi, sarà testa tra Kelsen e Olsvig.

    Altri candidati sono: Randi Evaldsen, del partito di centro-destra unionista dei Demokraatit (che in groenlandese significa Democratici), Hans Enoksen, del partito di centro dei Naleraq, Siverth K. Heilmann, del partito liberista conservatore e unionista dei Atassut (solidarietà in groenlandese), Michael Rosing, del partito socio-liberista dei Suleqatigiissitsisut (in groenlandese Partito della Cooperazione) e Vittus Qujaukitsoq, del partito indipendentista dei Nunatta Qitornai (che in groenlandese significa letteralmente i discendenti del nostro Paese).

    I 31 membri del parlamento della Groenlandia sono eletti con un sistema proporzionale nei collegi elettorali.

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