I risultati delle elezioni parlamentari in Giordania confermano due dati importanti: l’aumento del numero di deputate donne e l’ingresso in parlamento dei Fratelli musulmani.
Il partito giordano legato ai Fratelli musulmani, l’Islamic Action Front (Iaf), è tornato quest’anno a concorrere per i seggi parlamentari dopo anni di boicottaggio e i risultati preliminari gli assegnano almeno 16 delle 130 poltrone in palio.
Il risultato del partito islamista segue un giro di vite sui Fratelli musulmani da parte delle autorità giordane che temono legami tra il movimento e la diffusione di gruppi militanti d’ispirazione islamica nella regione.
La fratellanza musulmana però è una formazione piuttosto popolare nel regno hashemita e costituisce la principale organizzazione d’opposizione.
Inoltre, prima della tornata elettorale, lo Iaf si era unito in alleanza ai cristiani e ad altri candidati per formare la Coalizione nazionale riformista (Nrc).
Malgrado la coalizione abbia ottenuto un risultato positivo al voto, il potere esecutivo è nelle mani del re che ha il diritto di nominare e licenziare il primo ministro e il suo gabinetto.
Sul fronte dell’uguaglianza di genere, a entrare in parlamento saranno almeno 20 donne. La precedente legislatura contava 18 parlamentari donne su 150.
In Giordania, 15 seggi parlamentari sono riservati alle rappresentanti donne, uno per ogni governatorato. Quest’anno, si sono presentate al voto 252 candidate: delle 226 liste di partito solo sei non includevano candidate donne, mentre due erano composte esclusivamente da candidate donne.
Si tratta sicuramente di un segnale positivo e incoraggiante in termini di uguaglianza di genere, ma rimane ancora molto da fare.
Per quanto riguarda la rappresentanza parlamentare, la Giordania è solo al 13esimo posto nel mondo arabo per percentuale di deputate donne, e 141esima su scala globale. In Tunisia, le liste elettorali devono per legge contenere lo stesso numero di candidati uomini e candidate donne.
Leggi l'articolo originale su TPI.it