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    Oggi si vota per la nuova assemblea costituente in Venezuela

    Credit: Reuters/Carlos Garcia Rawlins

    Le elezioni volute dal presidente Nicholas Maduro sono state duramente contestate dall’opposizione

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 30 Lug. 2017 alle 11:26 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:28

    In Venezuela, alle 7 del mattino ora locale – le 13 in Italia – apriranno i seggi per l’elezione della nuova assemblea costituente voluta dal presidente Nicholas Maduro.

    In tutto il paese sono già ricominciati gli scontri tra manifestanti dell’opposizione e la polizia.

    Questo nuovo organo avrà il compito di riscrivere la costituzione del paese. La consultazione elettorale era stata annunciata dal presidente a maggio.

    I partiti di opposizione hanno chiesto a tutti i cittadini venezuelani di boicottare il voto, per protesta contro un governo considerato ormai alla stregua di una dittatura.

    “Domenica tutti a casa”, è lo slogan dei manifestanti anti-Maduro.

    Intanto sono salite a 109 le vittime delle violenze nel paese, cominciate ad aprile con le prime manifestazioni di piazza che hanno visto contrapporsi gruppi di resistenza giovanile contro la polizia e i colectivos, gruppi di ispirazione chavista fedeli al presidente.

    Un membro dell’opposizione, appartenente alla Corte Suprema ombra istituita dai partiti che si contrappongono a Maduro, si è rifugiato nell’ambasciata cilena per timore di essere arrestato.

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    Maduro guida il paese dal 2013 dopo essere stato designato direttamente dal suo predecessore, Hugo Chavez, prima di morire. La contrapposizione all’interno del Venezuela è cresciuta soprattutto dopo la decisione della Corte suprema del 29 marzo di esautorare il parlamento dei suoi poteri, facendo crescere la preoccupazione di un aumento dei poteri del presidente.

    L’opposizione continua a chiedere la rimozione dalla corte dei giudici responsabili della decisione del 29 marzo e la convocazione delle elezioni generali entro il 2017.

    Il presidente è accusato di limitare la democrazia nel paese sudamericano e di aver peggiorato le condizioni di vita dei cittadini, sopprimendo spesso con la violenza le manifestazioni degli oppositori.

    Inoltre, viene sollecitata la creazione di un canale umanitario che permetta di far arrivare i medicinali che al momento scarseggiano in Venezuela e il rilascio dei prigionieri politici.

    Il 16 luglio l’opposizione convocò anche un referendum contro Maduro a cui presero parte oltre 7 milioni di persone. La consultazione non aveva alcun valore legale, ma ha avuto un grande significato simbolico in un paese attraversato da proteste e violenze quotidiane.

    In realtà, la crisi venezuelana va avanti da oltre un anno e ha cause soprattutto economiche: nel 2016 tre quarti dei supermercati del paese sono rimasti vuoti lasciando la popolazione senza cibo per diversi giorni.

    Il presidente Maduro attribuì la responsabilità della crisi agli Stati Uniti e ai produttori vicini alla destra, accusati di tagliare la produzione per sabotare l’economia. Il leader del paese si è trovato a gestire un sistema compromesso da alcune scelte politiche prese da Chavez che hanno portato un paese ricco di petrolio sull’orlo della bancarotta.

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