Una ragazza che era stata arrestata per tentato omicidio a causa delle severe leggi anti-aborto del Salvador è stata liberata.
Imelda Cortez, 20 anni, era rimasta incinta dopo essere stata violentata per diversi anni dal suo patrigno e secondo i medici la ragazza aveva cercato di abortire, senza riuscirci.
Sulla base di queste accuse, Imelda Cortez è stata arrestata e ha trascorso più di 18 mesi in prigione in attesa del processo.
Secondo i pubblici ministeri, la ragazza non avrebbe detto a nessuno di essere rimasta incinta e non avrebbe richiesto alcun aiuto medico dopo il parto, mettendo così in pericolo la vita del feto.
La Cortez quindi ha rischiato di essere accusata di tentato omicidio e rischiava fino a 20 anni di carcere. La Corte però ha stabilito che la donna non ha mai cercato di abortire e ha stabilito che poteva essere scarcerata.
“Questa sentenza è un segno di speranza per le donne che sono ancora in prigione e che sono sotto processo con l’accusa di omicidio”, ha detto l’avvocato della difesa, Ana Martinez, parlando con i giornalisti.
I pubblici ministeri hanno anche spiegato che il patrigno è stato arrestato per violenza sessuale ed è in attesa del processo.
Il Salvador è uno dei pochi paesi al mondo in cui gli aborti sono completamente vietati e le pene previste dalla legge sono tra le più severe.
I medici sono tenuti ad informare le autorità se pensano che una donna abbia tentato di interrompere volontariamente la sua gravidanza. Se non lo fanno, anche loro rischiano di finire sotto processo.
Gli attivisti per i diritti umani da tempo chiedono una riforma delle leggi vigenti e una depenalizzazione dell’aborto, che a loro parere dovrebbe essere reso legale. Il sistema attuale costringe molte donne a ricorrere a procedure illegali e poco sicure che mettono in pericolo la loro stessa vita.
Dal 2000, più di cento persone sono state condannate dai tribunali del paese per crimini legati all’aborto.
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