Patrick Zaky, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato al Cairo lo scorso 8 febbraio, è stato nuovamente trasferito in un’altra struttura carceraria d’Egitto.
A dare conferma della notizia a TPI è il direttore della Ong Eipr (Egyptian iniative for personal rights), Abdel Razek Gasser, che spiega: “Patrick è stato trasferito nel complesso carcerario di Tora, non sappiamo in quale settore ma sappiamo che ha lasciato oggi il carcere di Mansoura”.
Il trasferimento avviene alla vigilia dell’udienza sulla carcerazione cautelare quindicinale.
Il 24 febbraio Patrick Zaky era stato trasferito da una stazione di polizia alla Mansoura General Prison: questo nuovo trasferimento preoccupa ulteriormente per le condizioni fisiche e psicologiche del giovane studente.
Il complesso carcerario di Tora è considerato uno dei peggiori d’Egitto, ed è situato nell’omonima città (nota anche come Tura) a sud del Cairo. L’istituto comprende quattro prigioni, un ospedale militare e un carcere di massima sicurezza noto come Scorpion.
Da diverse organizzazioni umanitarie, giornalisti e attivisti, Tora è considerata una tomba. È lì che vengono imprigionati attivisti, giornalisti, intellettuali, oppositori del regime egiziano.
Nella prigione di Tora lavorano gli uomini mukhabarat della Qata`al-Amn al-Watani, ossia i militari e i poliziotti dell’agenzia di intelligence egiziana, e che rispondono direttamente ad Abdel el-Ghaffar, considerato uno degli uomini chiave coinvolti nella misteriosa morte di Giulio Regeni.
Nel 2015 Magdy Abdel el-Ghaffar è stato nominato ministro dell’Interno. In precedenza, el-Ghaffar era stato reclutato nei servizi segreti egiziani noti per i loro metodi repressivi e brutali. Proprio alla sua nomina come ministro dell’Interno, l’ong Amnesty International ricollega l’aumento sensibile del numero delle sparizione avvenute in Egitto negli ultimi anni.
“Le sparizioni forzate sono diventate uno dei principali strumenti dello stato di polizia in Egitto. Chiunque osi prendere la parola è a rischio. Il contrasto al terrorismo è usato come giustificazione per rapire, interrogare e torturare coloro che intendono sfidare le autorità”, ha detto lo scorso anno Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
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