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    Una cantante egiziana è stata condannata a due anni di carcere per un video provocante

    La cantante egiziana Shyma. Fonte: Facebook

    Nel video di “I Have Issues” Shyma, ex concorrente di Arab Idol, mangia una banana in maniera provocante davanti a una classe di soli uomini

    Di Giuseppe Loris Ienco
    Pubblicato il 13 Dic. 2017 alle 11:40 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:00

    La popstar egiziana Shyma è stata condannata a due anni di prigione per aver “incitato alla dissolutezza” in un video musicale nel quale mangia una banana in maniera troppo ammiccante e sessualmente esplicita secondo gli accusatori.

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    La notizia è stata diffusa dal quotidiano britannico “The Telegraph”.

    La cantante era stata arrestata poco dopo la diffusione del video che accompagna il brano I Have Issues (“Ho dei problemi”), nel quale la 21enne danza in biancheria intima e mangia una banana di fronte a una classe di soli uomini adulti.

    Il videoclip è stato visualizzato da più di un milione di persone in pochi giorni e ha alzato un polverone tra l’opinione pubblica egiziana, dove la parte più conservatrice ha condannato la popstar per i contenuti troppo espliciti.

    La campagna contro la popstar è partita poco dopo, quando il noto presentatore e blogger Marwan Younis ha pubblicato un video su Facebook per invitare i suoi follower a segnalare la pagina di Shyma per i contenuti sessualmente forti.

    Nonostante la chiusura dell’account e le scuse, la cantante non è riuscita a evitare l’arresto da parte delle forze dell’ordine.

    Martedì 12 dicembre Shyma, ex concorrente del talent Arab Idol originaria di Tanta, nel nord del paese, è comparsa in tribunale indossando un niqab.

    Mentre attendeva di ascoltare la sentenza della corte, la cantante è stata vista leggere alcune pagine del Corano.

    Shyra è solo l’ultima artista a essere condannata per il suo lavoro in Egitto, dove la mentalità conservatrice è sempre più radicata.

    Nel 2015 due danzatrici del ventre chiamate Shakira e Bardis erano state condannate a sei mesi di prigione per l’“incitamento alla dissolutezza” e l’immoralità dei loro video.

     

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