Egitto, arrestato studente Università di Bologna: ecco le accuse
L’attivista egiziano Patrick George Zaki, 27 anni, studente e ricercatore iscritto a un master dell’Università Alma Mater di Bologna, è stato arrestato in Egitto dalle autorità locali. A darne notizia è il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che parla di “rischio di detenzione prolungata e tortura”.
Secondo quanto ricostruito da altri attivisti egiziani, Zaki, partito da Bologna per trascorrere un periodo di vacanza in patria, è stato fermato all’aeroporto del Cairo, appena atterrato. Dopo lunghe ore di interrogatorio, nella mattina di oggi, sabato 8 febbraio, sarebbe stato condotto davanti a un giudice nella sua città natale, Al Mansoura.
Secondo le autorità egiziane, l’arresto è avvenuto in esecuzione di mandato di cattura emesso nel 2019, di cui però il giovane sarebbe stato ignaro.
Le accuse nei confronti di Patrick George Zaki
Il leader del Movimento 6 aprile, Sayed E. Nasr, ha fornito in esclusiva a TPI i capi d’accusa nei confronti di Patrick George Zaki. Il giovane attivista è accusato di diffondere false notizie, anche tramite i propri account social, con lo scopo di disturbare l’ordine pubblico e mettere in pericolo la sicurezza nazionale; di incitare a proteste non autorizzate, con l’obiettivo di screditare il prestigio dello Stato e rovesciare il governo; di fare propaganda con il fine di cambiare i principi basilari della costituzione e soprattutto di promuovere comportamenti violenti e crimini di matrice terroristica.
Lo stesso leader del Movimento 6 aprile ha sottolineato come, dopo diverse ore dall’arresto, Zaki non sia stato ancora condotto in prigione, ma sia stato invece sottoposto a torture, compreso l’elettroshock.
L’agenzia di stampa Dire riferisce che, dopo l’arresto, “al ragazzo non sarebbe stata data la possibilità di contattare né i famigliari né un avvocato”.
Lo studente è stato manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, uno degli oppositori del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, e collaborava con l’associazione Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), impegnata nel campo dei diritti umani: in questi anni l’associazione si è battuta, tra le altre, per chiedere verità sulla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso al Cairo nel 2016.