Un tribunale egiziano ha condannato a morte sette uomini con l’accusa di terrorismo e di aver preso parte alla decapitazione dei 21 copti egiziani avvenuta a Sirte, in Libia, nel 2015. Altri dieci uomini sono stati condannati all’ergastolo e tre a quindici anni di reclusione.
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Le accuse sono relative alla formazione di una cellula terroristica, addestramento nei campi dell’Isis, detenzione di armi e la pianificazione di attentati terroristici.
La sentenza del tribunale è arrivata il 25 novembre, il giorno dopo l’attacco di venerdì alla moschea di al-Rawda nel Sinai settentrionale.
Come riporta Al Jazeera, due degli uomini condannati a morte da parte del tribunale egiziano hanno preso parte all’uccisione dei copti in Libia.
Secondo le autorità egiziane, gli imputati si addestravano con gli altri miliziani dell’Isis in una zona desertica al confine tra l’Egitto e la Libia. Dopo la fase di addestramento sono partiti per la Libia per unirsi a terroristi.
Nel febbraio 2015 l’Isis aveva diffuso in rete il video che mostrava la decapitazione di 21 cristiani egiziani su una spiaggia libica. Il video fu uno degli episodi più cruenti della propaganda del terrore del sedicente Stato Islamico.
Il massacro fu seguito dalla reazione delle forze militari egiziane. Decine di raid furono compiuti dall’Egitto a Derna, in Libia.
I corpi dei copti uccisi furono ritrovati nel febbraio del 2017 in una zona costiera poco distante dalla città di Sirte.