L’esercito statunitense ha comunicato giovedì 13 aprile 2017 di aver lanciato una bomba Moab (Massive Ordnance Air Blast Bomb), la “madre di tutte le bombe”, nella provincia di Nangarhar, nella parte orientale dell’Afghanistan. L’obiettivo era distruggere una rete di tunnel sotterranei utilizzati dal sedicente Stato Islamico.
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La Moab GBU-43/B è la più grande bomba non nucleare mai utilizzata in combattimento. Anche se è stata sviluppata nel corso della guerra in Iraq, è la prima volta che quest’arma viene usata.
Un simulatore online chiamato HYDESim (High-Yield Detonation Effects Simulator) mostra su una mappa quali sarebbero i danni generati a livello del suolo da esplosioni di diversa intensità. Sul sito è specificato che il simulatore mostra quali danni subirebbero gli edifici e non include altri tipi di effetti, come quelli ambientali.
Attraverso il simulatore, si può vedere come la Moab colpirebbe New York, Los Angeles, Londra, Roma e altre grandi città, in base alla stima calcolata da HYDESim della sua resa esplosiva, basata su informazioni fornite dagli autori Samuel Glasstone e Philip J. Dolan.
Visivamente gli effetti sono resi attraverso anelli concentrici, che non tengono conto di terreno, densità urbana, tipo di terreno, le condizioni meteorologiche. A ogni livello di cerchio corrisponde sotto alla mappa una leggenda che va dalla completa distruzione degli edifici, nelle zone più vicine, ai vetri che tremano, in quelle più lontane.
Per capire di che distanza si parla dal punto dell’esplosione basta regolare la voce “Overpressure Distances” su “SI” anziché su “US”.
Nel caso della bomba Moab la resa esatta non è nota, ma è calcolata in circa .011Kt (11 tonnellate). L’esplosione reale sarebbe probabilmente in grado di distruggere uno o due isolati.
Al contrario, la più potente bomba nucleare degli Stati Uniti – la B83, con un 1,2 megaton resa massima – avrebbe un raggio di esplosione di quasi 20 miglia.
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