Dopo cinque anni di una guerra civile che ha ucciso circa 250mila persone e costretto 12 milioni di siriani ad abbandonare le proprie case, l’economia della Siria è devastata.
L’inflazione supera il 400 per cento, in alcuni settori la produzione è scesa del 50-60 per cento e due terzi della popolazione siriana vive in condizioni di povertà assoluta, mentre prima dell’inizio del conflitto la percentuale era del 12 per cento.
Il regime del presidente Bashar al-Assad, in seguito all’insurrezione scatenata dalla sua brutale repressione sulla popolazione civile che chiedeva riforme, ha perso metà del territorio, che adesso è in mano ai gruppi ribelli e al sedicente Stato islamico.
Le industrie nelle zone controllate dal regime che non sono state distrutte o saccheggiate sono colpite da giornalieri tagli nell’approvvigionamento di energia e dall’insicurezza delle strade. Gruppi armati e gli stessi soldati dell’esercito, infatti, chiedono tangenti ai posti di blocco per far transitare i camion che trasportano i prodotti delle fabbriche.
L’esportazione di petrolio, un tempo uno dei pilastri dell’economia siriana, è passata sotto il controllo dello Stato islamico, che dal 2014 si è impossessato delle zone orientali più ricche di greggio.
Le sanzioni internazionali ai danni di Assad hanno contribuito alla crisi e hanno accresciuto i costi delle importazioni perché le banche internazionali respingono le transazioni con gli istituti di credito siriani.
La lira siriana si è svalutata del 90 per cento, passando a essere scambiata da 50 lire per un dollaro nel 2011 a 500 lire per un dollaro.
Gli industriali e i commercianti lamentano pressioni da tutte le direzioni: dal regime di Assad, dalle milizie ribelli armate e dall’Isis: manca tutto, dalla benzina alle materie prime, fino ai mezzi per trasportare i prodotti.
Le condizioni peggiorano ulteriormente nelle aree della nazione controllate dai ribelli. Ad Aleppo, un tempo il più importanti centro economico della Siria, quasi la totalità delle attività commerciali non esiste più.
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