Il principale quotidiano brasiliano, Folha
de Sao Paulo, è accusato di aver pubblicato un sondaggio distorcendone le
conclusioni con lo scopo di favorire il presidente ad interim Michel Temer,
subentrato tre mesi fa a Dilma Rousseff dopo il voto di impeachment del parlamento.
Non è chiaro se si sia trattato di un errore in
malafede o di incompetenza, ma il modo con cui un sondaggio
dell’istituto di statistica Datafolha è stato presentato dal giornale ha
evidentemente alterato i risultati a vantaggio dell’attuale presidente ad interim. Ma
andiamo per ordine.
La prima pagina del quotidiano domenica 17
luglio annunciava che metà della nazione desidera avere Michel Temer come
presidente fino al termine naturale del mandato di Dilma Rousseff, che scade nel 2018. Sempre
secondo i dati citati, solo il 4 per cento degli elettori vorrebbe le
dimissioni di Temer e il 3 per cento nuove elezioni.
Un risultato in netta controtendenza rispetto
alle ultime rilevazioni sondaggistiche, che risalgono però solamente ad aprile, visto che nei tre mesi decisivi
per la politica brasiliana stranamente nessuno degli istituti di statistica ha
condotto sondaggi per rilevare l’opinione dei cittadini.
Il 9 aprile, una settimana prima che la
camera dei deputati votasse l’incriminazione di Rousseff, secondo Datafolha, il
58 per cento dei brasiliani era favorevole all’impeachment non solo di Dilma ma anche dell’allora
vice presidente Michel Temer. Il 79 per cento voleva nuove elezioni.
Risultati che infatti venivano confermati da un’altra
rilevazione realizzata da Ibope il 25 aprile, in cui è emerso che il 62 per cento riteneva
che Rousseff e Temer si sarebbero dovuti dimettere e solo l’8 per cento era
favorevole all’impeachment di Rousseff e Temer come presidente
ad interim.
Infine, interrogati su chi avrebbero
preferito avere come presidente nel 2018, solo il 5 per cento degli elettori
brasiliani ha risposto Temer, contro il 23 per cento dei sostenitori dell’ex
presidente Lula da Silva. Inoltre, solo il 14 per cento dei cittadini ha
dichiarato di approvare il nuovo governo formato da Temer, rispetto al 31 per
cento che lo disapprova e il 41 per cento che si è detto neutrale.
Come è possibile che in poche settimane il
numero dei brasiliani che vorrebbe nuove elezioni sia crollato dal 60 per
cento di aprile al 3 per cento attuale, mentre i sostenitori del presidente ad
interim siano schizzati dall’8 al 50 per cento?
Probabilmente, la realtà non è questa.
Infatti, anche se il buon senso e l’esperienza nelle rilevazioni statistiche
sarebbero sufficienti a ritenere poco credibile un cambiamento così radicale
nell’opinione pubblica, la spiegazione è che il sondaggio di Datafolha è stato
presentato in maniera fraudolenta dal quotidiano.
La ragione per cui solo il 3 per cento dei
cittadini ha dichiarato di volere nuove elezioni e il 4 per cento si è detto
contrario sia a Dilma che a Temer alla presidenza della nazione, semplicemente,
è perché queste domande non erano previste nell’intervista. Il sondaggio
conteneva solo due opzioni: ritorno di Dilma o permanenza di Temer fino al
2018. Proprio per come è strutturato il sondaggio è impossibile capire la
percentuale di brasiliani che realmente è a favore di Temer e coloro che, invece,
vorrebbero nuove elezioni.
L’unica conclusione a cui si può arrivare
in base alla ricerca è che il 50 per cento di brasiliani è favorevole al fatto che
Temer rimanga in carica fino al 2018 nel caso in cui l’altra unica opzione
fosse il ritorno di Rousseff, ma ciò non significa che la ritengano la scelta
migliore per il paese.
E soprattutto, non è assolutamente vero
che solo il 3 per cento dei brasiliani ha risposto di volere nuove elezioni, perché
non gli è mai stata posta questa domanda. Si tratta di una minoranza di persone che
volontariamente ha deciso di dare una risposta fuori dallo schema semplicemente perché in
disaccordo con entrambe le opzioni.
Ecco perché i quotidiani di opposizione
hanno accusato la Folha de Sao Paulo di “frode statistica”. Non è solo una
questione metodologica, ma di deontologia: una volta che si è deciso di
limitare a due le possibili risposte, non si può presentare ai lettori il sondaggio
come se agli intervistati fosse stato fornito un ventaglio completo di
risposte.
La prima pagina del quotidiano più letto
del Brasile, sensazionalistica quanto falsa, presentando risultati di un
sondaggio distorti, potrebbe infatti influenzare l’opinione pubblica a poche
settimane dal voto decisivo al Senato sull’impeachment di Rousseff.
A fine aprile, nel suo annuale rapporto
sulla libertà di stampa nel mondo, Reporter Senza Frontiere ha retrocesso il
Brasile alla 104esima posizione della classifica “a causa di un sistema
proprietario dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi magnati legati alla
classe politica”, mentre “i giornalisti che lavorano nei principali media
nazionali sono soggetti all’influenza di interessi privati e di parte, e questo
conflitto di interessi è evidentemente dannoso per la qualità del loro lavoro”.