Due attentatori suicidi si sono fatti esplodere lunedì 3 ottobre nella città di Hama, in Siria, controllata dal regime di Assad, uccidendo un numero imprecisato di persone.
La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa statale Sana e confermata da Amaq, l’agenzia del sedicente Stato islamico, secondo la quale tre attentatori hanno attaccato il quartier generale della polizia e la sede del partito Baath ad Hama.
L’agenzia Sana non ha fatto, invece, menzione del terzo attentatore.
Il primo aggressore si è fatto saltare in aria utilizzando una cintura esplosiva nei pressi di una piazza della città, seguito, quindici minuti dopo, da un altro attentatore.
Negli attentati sono morti alcuni civili, ma le autorità non hanno ancora diffuso dati ufficiali.
Nel nord della Siria, invece, sono morti almeno 15 ribelli siriani sostenuti dalla Turchia durante uno scontro a fuoco con i miliziani dell’Isis.
I ribelli intanto proseguono la loro avanzata verso la città di Dabiq, nel nordovest della Siria, una roccaforte dell’Isis dal grande valore simbolico.
Secondo la propaganda dei jihadisti la battaglia apocalittica in cui “gli eserciti di Roma” verranno sconfitti dagli “eserciti dell’Islam”, si terrà proprio alle porte della città di Dabiq.
Dabiq è anche il nome che l’Isis ha dato anche al suo magazine mensile in lingua inglese.
Un’alleanza di gruppi ribelli, supportati dall’aviazione e dai carri armati turchi ha lanciato nei mesi scorsi un’operazione militare per ricacciare l’Isis e i miliziani curdi a distanza di sicurezza dal confine e negli ultimi giorni sono avanzati, nonostante le mine anti-uomo lasciate dagli uomini del califfato, fino alle città di Al-Rai e i villaggi alle porte di Dabiq.
Qui sotto: Due grafici di TPI sulle vittime civili e gli attentati suicidi in Siria.