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    Dubai, donna arrestata per aver bevuto vino su un aereo. Le autorità: “Aveva il passaporto scaduto”

    Ellie Holman, dentista svedese di 44 anni, aveva denunciato di essere stata incarcerata per avere consumato alcolici su un volo diretto negli Emirati Arabi. Ma secondo il procuratore di Dubai l'arresto è dovuto ai documenti non validi per entrare nel paese

    Di TPI
    Pubblicato il 13 Ago. 2018 alle 18:39 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:35

    Ellie Holman, la dentista svedese di 44 anni arrestata lo scorso 13 luglio e trattenuta per tre giorni in una prigione di Dubai, negli Emirati Arabi, insieme alla figlia di quattro anni, non è stata fermata per aver bevuto un bicchiere di vino in volo ma per avere usato un passaporto scaduto.

    A sottolinearlo è una dichiarazione ufficiale del procuratore generale di Dubai: “L’incidente ha avuto inizio con l’arrivo della signora Ellie Holman e di sua figlia dall’aeroporto di Londra Gatwick a bordo di un volo Emirates. Arrivata a Dubai, la signora ha tentato di entrare nel paese utilizzando un passaporto svedese scaduto il 10 giugno 2018”.

    Informata dal funzionario dell’immigrazione di non potere entrare negli Emirati Arabi con un documento non più valido, la ragazza avrebbe esibito un passaporto iraniano. “L’ufficiale l’ha informata che avrebbe potuto entrare previo rilascio di un nuovo visto temporaneo per un soggiorno massimo di 96 ore e che di conseguenza avrebbe dovuto cambiare il suo volo di ritorno in base al nuovo visto”, si legge nella nota.

    Ma Holman avrebbe rifiutato di pagare le spese necessarie per il rilascio del visto, insultando verbalmente l’ufficiale dell’immigrazione e fotografandolo con il suo telefono.

    “Dopo tale atteggiamento, è stato emesso un reclamo legale contro la signora Holman con l’accusa di aver insultato e fotografato un funzionario di governo al valico della frontiera e in un’area di sicurezza”, dichiara la nota ufficiale, secondo la quale la donna sarebbe stata trattenuta per meno di 24 ore – e non per tre giorni, come invece dichiarato dalla Holman – presso l’ufficio della sicurezza aeroportuale con la dovuta assistenza.

    La Procura ha poi deciso di fare cadere le accuse e di rimpatriare la donna, che è tornata a casa domenica 12 agosto.

    Secondo il racconto della protagonista, originaria della Svezia ma residente nel Kent, l’arresto era invece stato causato dall’avere bevuto in volo un bicchiere di vino offerto dalla compagnia aerea. Da qui la prigione, definita dalla donna “sporca, bollente e maleodorante”.

    “La mia bambina è stata costretta a usare il pavimento per fare i suoi bisogni”, aveva detto al Daily Mail. “Non l’ho mai sentita piangere così forte come lì dentro”.

    Al momento della sua liberazione, la Holman ha detto: “Sono scioccata ed entusiasta di tornare a casa in Inghilterra e che questo incubo stia volgendo al termine”.

    Intervistata dal Guardian, ha poi aggiunto: “Quando ho risposto al telefono stamattina e mi è stato detto che stavo per essere rilasciata e avevo bisogno di ritirare il mio passaporto, non potevo crederci e mi sono chiesta se per caso non fosse una trappola”.

    Secondo la Ong Detained, associazione non governativa che si occupa di aiutare le persone in carcere negli Emirati Arabi Uniti, la donna era stata arrestata per avere bevuto vino sull’aereo. Poi era stata posta in custodia cautelare al termine di una discussione con un funzionario dell’immigrazione che contestava la validità del visto in suo possesso. Alla domanda se avesse consumato alcolici a bordo, la donna aveva risposto di sì senza sapere che fosse illegale.

    Radha Stirling, fondatrice di Detained in Dubai, ha dichiarato: “Siamo molto felici per la dottoressa Holman che il governo di Dubai abbia deciso di non perseguire le accuse che le sono state rivolte per aver consumato il bicchiere di vino offerto dalla propria compagnia aerea di proprietà del governo”.

    Stirling ha poi aggiunto che “questo caso non sarebbe mai dovuto accadere, e la dottoressa Holman e la figlia di quattro anni non avrebbero mai dovuto essere detenute e maltrattate”.

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