Il 12 dicembre 2015, per la prima volta nella storia, le donne dell’Arabia Saudita potranno votare e candidarsi alle elezioni comunali, le uniche concesse nel Paese.
Nonostante persistano per loro altri divieti, come quello di guidare, circa 900 candidate concorreranno per una poltrona municipale. Le donne che si sono registrate per il voto sono poco più di 130mila, un decimo della percentuale femminile totale presente nel Paese.
Era stato il re Abdullah durante la primavera araba – nel settembre 2011 – a promettere di estendere il voto anche alle donne, ma quando il monarca è morto a gennaio 2015, la popolazione non era sicura che la parola sarebbe stata mantenuta dal suo successore Salman.
Da agosto del 2015, invece, alle donne è stata data la possibilità di iscriversi al registro dei votanti.
“Se vogliamo riformare il nostro Paese, in ogni collegio che prende decisioni chiave dobbiamo avere almeno una donna”, ha affermato Nassima al-Sadah, una delle candidate della città di Qatif.
In Arabia Saudita ancora oggi le donne devono chiedere il permesso al padre o al marito per viaggiare e lavorare, oltre a dover avere il consenso della propria famiglia per sposarsi. Inoltre, non è permesso loro girare in pubblico se non vestite di nero dalla testa ai piedi.
Per questo le attiviste frenano ogni ottimismo riguardo a quelli che saranno i risultati delle votazioni di dicembre, nonostante ritengano di aver raggiunto già un grande obiettivo con la partecipazione delle donne alle elezioni.
Sahar Hassan Nasief, una delle attiviste arabe, ha commentato dicendo: “Non è stato semplice iscriversi al registro dei votanti, ma ho convinto anche altre mie amiche a fare lo stesso. È un grande passo per i diritti delle donne, un grande passo per noi. Anche mia mamma, che ha 95 anni, si è registrata per votare”.
Le urne saranno divise per uomini e donne, in modo da rispettare la segregazione dei sessi imposta dalla legge e non andar contro i pareri dei più conservatori, che non approvano le riforme apportate in materia di voto.
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