La rivoluzione iraniana del 1979 trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica islamica la cui costituzione si ispira alla legge coranica, la sharia.
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Negli anni Settanta la polizia segreta (Savak) compì arresti in massa, migliaia di cittadini vennero torturati e molti, si stima circa 7mila, vennero uccisi. Nel 1975 lo scià dichiarò illegali tutti i partiti politici, dissolvendo di fatto ogni forma di opposizione legale e favorendo la nascita di movimenti clandestini di resistenza.
Con l’istituzione della Repubblica islamica dell’Iran venne imposto alle donne di indossare l’hijab e le fotografie che riprendevano le donne con parti del volto scoperto furono proibite.
Per questo motivo, molte di quelle foto vennero bruciate e sono pochissimi gli scatti sopravvissuti ai roghi di quegli anni.
La fotografa Parisa Damandan è esperta di storia dell’arte iraniana ed è laureata presso l’Università di Teheran. Con il libro Portrait Photographs from Isfahan: Faces in Transition, 1920-1950 ha voluto ritrovare e recuperare i ritratti delle persone che abitarono la città iraniana di Isfahan tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta.
Parisa ha compiuto un notevole lavoro di ricerca duranto dieci anni tra le soffitte e gli archivi della città dove sono rimasti i negativi di quelle foto che oggi riescono a raccontare un pezzo di storia dimenticato. Le foto sono tutte sapientemente collezionate all’interno del libro che si rivela come un prezioso volume destinato a restare nella memoria.
I ritratti mostrano come sia cambiata la società iraniana nel corso del tempo e come la transizione abbia colpito la moda e l’abbigliamento, modificando lo stile dei vestiti, dei tagli di capelli delle donne che oggi sono obbligate a rispettare il rigido codice di abbigliamento dettato dalla Repubblica islamica.
Di seguito alcuni scatti raccolti dalla fotografa e contenuti nel suo libro.
(Credit: Parisa Damandan)
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