L’Iran viene spesso definito come il paese delle profonde contraddizioni: da un lato deve fare i conti con il suo tradizionalismo religioso, dall’altro, con la voglia di aperture verso l’esterno: un sentimento condiviso principalmente dalle nuove generazioni di iraniani.
Sul versante economico qualcosa sembra essersi mosso, dopo l’accordo sul programma nucleare firmato e accettato dal governo di Teheran con le potenze occidentali e la promessa di far cadere, seppur in maniera graduale e progressiva, le sanzioni imposte.
Ma se sul versante economico si è respirata una lieve aria di apertura e di rinnovamento, su quello delle libertà sociali e individuali c’è ancora parecchia strada da fare.
In questa cornice s’inserisce l’ennesima campagna di protesta – dopo quella nata dopo il divieto delle donne di assistere alle partite di pallavolo maschili, e quella più celebre lanciata da un’iraniana emigrata all’estero di togliere il velo – messa in atto da un gruppo di donne iraniane.
Che hanno affidato la loro voce di dissenso a Facebook pubblicando foto e video che le ritrae in sella a una bici. Il gesto di sfida e provocazione è stato lanciato per rispondere a una fatwa (divieto) contro l’uso della bici in pubblico.
Il casus belli è sorto in seguito alla dichiarazione della Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Alì Khamenei, che ha imposto il divieto di andare in bicicletta in pubblico o pedalare in presenza di estranei.
All’inizio di quest’anno, un gruppo di attivisti iraniani aveva indetto la cosiddetta giornata senza auto e aveva stabilito un giorno (il martedì, nello specifico) per girare in città servendosi di mezzi più ecologici, al fine di abbattere gli alti livelli di inquinamento. L’Iran ha il triste primato di registrare annualmente altissimi livelli di inquinamento.
Quando le donne hanno cominciato a partecipare alle gite in campagna in sella alla loro bicicletta, questo non è stato visto di buon occhio dai religiosi iraniani. Non si è fatta attendere la risposta della Guida Suprema Khamenei e la sua fatwa.
Ma le donne iraniane non hanno desistito e hanno lanciato sul social media l’hashtag #IranianWomenLoveCycling!
Inoltre, un video di una madre e sua figlia che si riprendono mentre pedalano ha raggiunto 98mila visualizzazioni incoraggiando ancora di più l’adesione alla campagna di protesta.
A tal proposito occorre fare due precisazioni: a differenza di paesi come l’Arabia Saudita dove le donne non possono guidare, in Iran le donne sono più attive in diversi settori della società; finora non ci sono mai state simili proibizioni né sulla bici, né sulla macchina.
Per quanto riguarda la moto, in Iran non è lecito per le donne guidarla per strada, ma anche su questo fronte si sta cercando di fare pressioni affinché lo si possa praticare come sport.
(Qui alcuni post della la campagna promossa sui social media)