Mifila, una donna della Papua Nuova Guinea, è stata uccisa e fatta a pezzi perché accusata di essere una strega. L’omicidio è avvenuto il 25 maggio nella provincial di Enga, provincia rurale nel nord del Paese.
I suoi assassini avevano preso di mira anche altre due donne. Dopo averle picchiate e rinchiuse in una capanna, le hanno però rilasciate perché le loro urla avevano attirato l’attenzione di altre persone del villaggio.
Le donne avevano già ricevuto minacce di morte da gennaio, ma la polizia non è riuscita a fermare l’attacco. Le intimidazioni erano iniziate in seguito a un epidemia di morbillo, che aveva ucciso varie persone nel villaggio e di cui le donne erano state reputate responsabili.
—> Leggi qui: La caccia alle streghe: secondo l’Onu ogni anno nel mondo migliaia di presunte fattucchiere vengono impiccate, bruciate vive o torturate
Basta poco per attirare su di sé i sospetti: calamità naturali, morti improvvise ed epidemie sono quasi sempre attribuite alla magia nera. In Papua Nuova Guinea pochi casi vengono investigati e una legge che giustificava atti di violenza compiuti contro le streghe è stata abolita soltanto nel 2013.
“Questo circolo vizioso di omicidi evidenzia il fallimento del governo in Papua Nuova Guinea nel fermare gli attacchi contro le presunte streghe”, dice Kate Schuetze, ricercatrice di Amnesty International.
Mifila è una delle centinaia di donne in Papua Nuova Guinea vittime della moderna “caccia alle streghe”. Ad aprile altre quattro persone del villaggio di Kaiwe sono state accusate di stregoneria e torturate da altri abitanti del villaggio. Si salvarono solo grazie all’intervento della polizia e dei familiari.
Secondo gli ultimi studi dell’Onu, ogni anno migliaia di presunte fattucchiere vengono impiccate, bruciate vive, torturate o cacciate via dalla loro comunità.
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