Un video girato con un cellulare che concentra in pochi minuti la violenza inaudita da parte di un gruppo di ragazzi contro una donna transgender, Dandara dos Santos, prima picchiata e torturata e infine uccisa con un colpo di pistola al volto.
L’omicidio si è consumato in pieno giorno a Fortaleza, una città di due milioni e mezzo di abitanti nello stato costiero brasiliano del Cearà, e risale al 15 febbraio scorso. Tuttavia, a distanza di tre settimane, i media brasiliani e internazionali hanno continuato a tenere alta l’attenzione sulla triste fine di Dandara dos Santos, per due ragioni: la sua morte è stata vista come un’ulteriore prova delle discriminazioni subite dalle persone transgender in Brasile, e perché il video girato con un cellulare è stato caricato su You Tube giorni dopo il brutale omicidio.
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Nel breve filmato si vede Dandara seduta a terra su una strada sterrata, con la maglia ridotta a brandelli e i capelli biondi intrisi di sangue. Mentre tenta di rialzarsi con le poche forze rimaste in corpo, la donna viene ripetutamente picchiata e presa a calci. Poco dopo, un altro uomo la colpisce più volte con un bastone.
Vinta dal dolore fisico per i colpi ricevuti, Dandara si accascia a terra e viene raccolta di peso dai suoi aguzzini, che la caricano su una carriola trascinandola via in un luogo più appartato, ponendo fine alla sua vita con dei colpi di arma da fuoco sparati in pieno volto.
Il video dura poco più di un minuti e mostra gli aggressori (facilmente riconoscibili) accanirsi contro la donna a più riprese. Solo alla fine del filmato si intravedono altri due uomini che si uniscono al gruppo di assalitori, e qui il video s’interrompe.
Le autorità brasiliane hanno riferito che Dos Santos è stata portata in una strada vicina al luogo dove è stata picchiata: qui le hanno sparato a distanza ravvicinata, uccidendola. Anche da morta, i suoi aggressori hanno continuato a picchiarla di nuovo con un bastone.
I ritardi nelle indagini
Un testimone che ha assistito a una parte dell’aggressione e che ha voluto proteggere la sua identità ha raccontato al quotidiano brasiliano O Globo che l’assassinio di Dandara dos Santos è stato un vero e proprio linciaggio, e ha aggiunto di aver allertato la polizia per ben due volte al fine di chiedere l’intervento tempestivo, ma senza successo.
Una settimana dopo l’omicidio, le autorità brasiliane hanno provveduto ad arrestare tre adolescenti e due uomini, tutti coinvolti nell’aggressione e nell’uccisione della donna transgender e identificati anche grazie al video pubblicato su YouTube.
Gli arresti sono stati eseguiti nel quartiere Bom Jardim di Fortaleza, lo stesso dove è stata aggredita e poi uccisa Dandara, e nel comune di Trairi, poco più a nord. Uno degli uomini fermati era già noto alle forze dell’ordine perché sospettato di essere un trafficante di droga, è accusato di essere l’autore del video girato con uno smartphone. Le autorità hanno poi sottolineato che anche altri degli aggressori erano già stati coinvolti in crimini di vario genere in passato.
I crimini contro i transgender in Brasile
Secondo i dati raccolti dal sito brasiliano Rede Trans, che si occupa di monitorare gli attacchi subiti dalle persone transgender, negli ultimi anni è aumentato il numero delle persone transgender uccise nel paese: nel 2008 furono 57, nel 2016 sono state 144.
“L’unico motivo per cui si sta parlando dell’uccisione di Dandara dos Santos è perché esiste un video che riprende la sua fine. Se non ci fosse stato quel filmato, sarebbe stato solo l’ennesimo crimine ignorato”, ha commentato Sayonara Nogueira, una donna trasgender nonché coordinatrice di Rede Trans.
Sulla stessa linea di pensiero anche Maria da Silvia, un’altra donna transgender, avvocatessa e attivista per i diritti Lgbt, la quale sostiene che la società brasiliana marginalizzi ancora molto le persone transgender.
Sulla base di altri dati forniti da un’organizzazione locale impegnata nella difesa dei diritti Lgbt, Grupo Gay da Bahia, emergono altri aspetti del fenomeno: in primo luogo, gli omicidi commessi sulla base dell’odio e dei pregiudizi ai danni di travestiti o transessuali rimangono nella maggior parte dei casi impuniti; in secondo luogo, i transgender sono stati i più colpiti da attacchi omofobici nel 2016.
Dei 343 omicidi di persone Lgbt, 173 erano gay, 144 travestiti o transessuali, 10 lesbiche e 4 bisessuali. Tuttavia, è piuttosto complesso sapere quanti transessuali e travestiti sono stati uccisi nel paese se ci si affida ai documenti prodotti dalle segreterie di pubblica sicurezza, o in base ai rapporti della polizia che non contengono indicatori basati sulle identità di genere e di orientamento sessuale.
Anche nel caso di Dandara, sul rapporto stilato dalle autorità brasiliane è stato trascritto il nome indicato sul certificato di nascita – Cleilson Antonio Ferreira Vasconcelos – mentre nello spazio in cui si indica l’arma usata per compiere il crimine, è stato scritto semplicemente “altro”.
Per i gruppi Lgbt locali, la mancanza di statistiche ufficiali rappresenta la prova dell’assenza di un’azione di governo nella lotta contro l’omofobia. “Se non ci sono dati, è perché noi non esistiamo per loro, veniamo ignorati. Tuttavia, vi è una serie di omicidi, attacchi collettive sui travestiti, transessuali, gay e lesbiche, che culminano in crimini crudeli”, ha ribadito un membro di uno dei gruppi locali.
Infine, anche l’assenza di un dibattito sul genere e suoi diritti umani contribuisce a questo tipo di violenza.
La reazione della famiglia di Dandara dos Santos
Francisca Ferreira de Vasconcelos non riesce a trattenere le lacrime mentre ricorda sua figlia nel corso di una breve intervista all’edizione portoghese della Bbc. “Si era svegliata presto quella mattina, aveva fatto colazione ed era uscita di casa. Non è più tornata. Tutti la conoscevano e l’adoravano”, ha raccontato ancora la donna.
“Mia figlia non aveva nemici, è stata uccisa dai pregiudizi. Aveva deciso di diventare donna indossando abiti femminili, e per questo motivo veniva sempre umiliata. Ora mi chiedo qual è il problema di essere così, mi dica?”, con queste parole la madre di Dandara si è rivolta ai responsabili.
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