In Alabama, una donna incinta, ferita alla pancia da un proiettile, è stata incriminata per omicidio colposo per la morte del feto.
Lo scorso dicembre una ragazza, Ebony Jemison, l’aveva colpita alla pancia, fuori da un negozio. La donna, Marshae Jones, era al quinto mese di gravidanza, quando ha iniziato la lite con la 23enne, che si è conclusa con l’uso dell’arma da fuoco.
La 28enne è stata arrestata e poi rilasciata su cauzione dopo aver pagato 5omila dollari. Le accuse contro la Jemison sono invece cadute, dal momento che non aveva iniziato lei la lite.
La polizia di Jefferson County l’ha accusata di omicidio colposo per non essere scappata e non aver messo in salvo il feto, dopo aver iniziato il litigio.
Marshae Jones è stata supportata e difesa da numerosi movimenti per i diritti delle donne, che si sono esposti contro la durezza della decisione.
“L’unica vera vittima era il bambino non ancora nato. È stata la madre del bimbo a iniziare e a continuare la lotta che ha portato alla morte del feto”, ha detto il tenente Danny Reid.
Solo poche settimane fa l’Alabama ha varato una legge restrittiva sull’aborto, che impedisce l’interruzione di gravidanza anche in circostanze come stupro e incesto.
L’interruzione di gravidanza è consentita solo in determinate circostanze solo per salvaguardare la salute della madre.
I medici che violino il divieto rischiano fino a 99 anni di carcere, mentre la donna che si sottopone ad aborto non è considerata penalmente responsabile
“Questo è il modo in cui le persone vengono punite e le loro gravidanze criminalizzate”, ha sottolineato la Federazione Nazionale Aborto.
Gli attivisti pro aborto sono sul piede di guerra dopo il varo della legge. L’incriminazione di Marshae Jones è uno degli effetti più eclatanti della legge.
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