Donald Trump, candidato repubblicano in pectore alla presidenza degli Stati Uniti, ha affermato di voler impedire ai sospettati di terrorismo di comprare armi in territorio americano.
La dichiarazione arriva in seguito alla strage di Orlando, dove lo scorso 12 giugno l’attentatore di origini afghane Omar Saddiqui Mateen ha ucciso 50 persone nel nightclub Pulse, frequentato dalla comunità Lgbt locale. In precedenza, Mateen era stato inserito nella lista dei sospettati di terrorismo dell’Fbi, poi era stato rimosso in quanto ritenuto non pericoloso.
Trump ha quindi scritto su Twitter che incontrerà la National Rifle Association (Nra), la lobby che difende il diritto al possesso di armi da fuoco, per discutere sulla questione.
I will be meeting with the NRA, who has endorsed me, about not allowing people on the terrorist watch list, or the no fly list, to buy guns.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 15 giugno 2016
La Nra, che ha più volte sottolineato il proprio sostengo a Trump nelle elezioni presidenziali di novembre 2016, ha risposto che lo incontrerà, ma anche che in realtà già si oppone alla vendita di armi ai presunti terroristi.
Trump è un grande sostenitore del diritto al possesso delle armi, ma negli ultimi giorni i repubblicani sono stati messi sotto pressione da parte dell’opinione pubblica americana, sempre più indignata per le numerose stragi che avvengono nel paese.
Il candidato repubblicano ha comunque rassicurato l’elettorato conservatore, affermando: “salverò il vostro secondo emendamento”. Il secondo emendamento della costituzione degli Stati Uniti garantisce ai privati cittadini il diritto di possedere armi da fuoco.
La rivale democratica Hillary Clinton si è invece più volte espressa in favore di leggi più restrittive sula vendita delle armi. Mercoledì 15 giugno alcuni senatori democratici hanno bloccato i lavori dell’aula per più di 14 ore per votare una legge che garantisca maggiori controlli sugli acquirenti.
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