Discorso Putin, si riaffaccia l’incubo nucleare: i possibili obiettivi di Mosca
“Se l’integrità territoriale del nostro paese sarà minacciata, utilizzeremo tutti i mezzi disponibili per proteggere il nostro popolo. Questo non è un bluff”. Sono queste le parole usate ieri da Vladimir Putin nell’annunciare la mobilitazione “parziale” delle forze russe: un discorso che apre una nuova fase nella contesa con i paesi occidentali e la Nato, sempre più nel segno del pericolo nucleare.
Il timore, espresso da molti osservatori, non è tanto quello di arrivare immediatamente a un conflitto nucleare su larga scala ma del progressivo sdoganamento di armi più limitate, le cosiddette testate “tattiche”. Ordigni che hanno un’energia compresa tra 0,2 e 200 chilotoni, rispetto ai 10.400 della prima bomba a idrogeno, ma sono comunque in grado di distruggere interi centri abitati. Un modo per imporre la supremazia di chi può disporre dell’arsenale atomico, più volte evocato negli scorsi decenni, fortunatamente senza seguito. In base alla dottrina nucleare russa, l’impiego di armi nucleari è previsto nel caso di minacce all’integrità dello stato, come ha indicato Putin nel suo discorso di ieri.
Secondo quanto riporta La Repubblica, all’interno della Nato circolerebbero due ipotesi sui possibili obiettivi delle forze russe nel caso dell’impiego di armi nucleari “tattiche”. Una è l’Isola dei Serpenti, diventato un luogo simbolo della resistenza ucraina nelle prime ore dell’invasione lanciata il 24 febbraio scorso. La piccola isola del Mar Nero potrebbe essere un obiettivo ideale per lanciare un messaggio, senza lasciare vittime civili. L’alternativa, più distruttiva, potrebbe essere un centro nella regione di Leopoli, al confine con il resto d’Europa. Una scelta che provocherebbe migliaia tra morti e feriti e una nuvola radioattiva che si estenderebbe in Polonia.
In caso di conflitto, ricorda il quotidiano romano, le basi Nato più vicine sarebbero quelle italiane. Sia nella base di Aviano, in provincia di Pordenone, che in quella di Ghedi, nel bresciano, sarebbero custoditi circa 20 ordigni tattici B-61: da qui partirebbe la risposta a un eventuale attacco nucleare russo.