James Comey, ex direttore dell’Fbi, testimonierà giovedì 8 giugno di fronte al Congresso che il presidente Donald Trump ha fatto più volte pressione su di lui per fermare l’indagine sui presunti legami tra l’ex consigliere della sicurezza nazionale Michael Flynn e la Russia.
Comey ha già reso noto il contenuto delle dichiarazioni che farà alla commissione del Senato: dirà che il presidente Trump provò a instaurare con lui una “relazione clientelare” e chiese “la sua fedeltà”.
Fornirà inoltre dettagli su come Trump lo abbia messo in una posizione scomoda durante una serie di incontri che hanno portato al suo licenziamento il 9 maggio.
L’ex direttore dell’Fbi conferma che per tre volte disse al presidente statunitense che lui non era sotto inchiesta.
Michael Flynn, coinvolto nello scandalo Russiagate, è stato costretto a dimettersi nel mese di febbraio 2017. L’amministrazione Trump ha ribadito che il presidente si è detto più volte convinto dell’innocenza di Flynn, ma di non aver mai fatto pressioni per bloccare le indagini su di lui.
La testimonianza di Comey aumenta le possibilità che Trump sia sottoposto alla procedura di impeachment, già ventilata da alcuni membri del Congresso.