Il 17 aprile la Camera dei Deputati del Brasile ha approvato, dopo diversi giorni di sedute, l’impeachment per la presidente Dilma Rousseff. Ora la decisione spetta al Senato che, se nel voto previsto nei primi giorni di maggio dovesse confermare la decisione della Camera, renderebbe operativa la procedura di impeachment nei confronti della presidente.
A portare il parlamento a votare una simile misura è stato lo scandalo Petrobras, che vede indagati numerosi esponenti del partito dei Lavoratori – il partito di Rousseff – e diversi dirigenti e politici brasiliani accusati di riciclaggio di denaro sporco, corruzione e tangenti. Anche l’ex presidente, Ignacio Lula da Silva, è finito coinvolto nell’indagine, considerata una delle più grandi della storia brasiliana.
Ora Dilma Rousseff rischia di perdere il proprio posto di presidente del Brasile. Se anche il Senato darà il via libera alla procedura di impeachment, Rousseff sarà temporaneamente sollevata dal proprio incarico e le irregolarità che vedono coinvolto il suo governo saranno discusse da un’apposita commissione speciale che elaborerà un documento sulla situazione della presidente da sottoporre al voto del Senato, che potrà giudicarla colpevole con una maggioranza di due terzi e sollevarla così dal proprio incarico.
Dilma Rousseff potrebbe quindi cessare di essere presidente del Brasile già quest’anno. In questo caso, le subentrerebbe l’attuale vicepresidente, il 75enne Michel Temer, che rimarrebbe in carica fino alla fine del mandato di Rousseff, al termine del 2018.
Questo evento, oltre che dal punto di vista istituzionale, avrebbe dure ripercussioni politiche sul Brasile, dove da giorni sono in corso manifestazioni di centinaia di migliaia di persone che chiedono l’impeachment per Dilma Rousseff.
Ma, oltre a questo, il Partito dei Lavoratori potrebbe pagare a stretto giro un caro prezzo in termini elettorali, in un paese schiacciato da una grave crisi istituzionale e da una recessione economica. Lo stesso paese che, pochi anni fa, otteneva l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.
Già nel 2014 Dilma Rousseff, data favorita nei sondaggi, è stata costretta a un ballottaggio più serrato del previsto contro il candidato rivale Aecio Neves. Oggi il ritorno a destra del Brasile sarebbe quasi certo, e seguirebbe la tendenza del resto del Sudamerica che ha visto negli ultimi anni i governi uscenti di orientamento socialista sconfitti alle urne dai loro rivali.
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