Diga sul Nilo: Egitto, Etiopia e Sudan trovano l’accordo
Accordo raggiunto per la controversa costruzione della GERD, la Grande Diga del Rinascimento etiope lungo il fiume Nilo. Ieri, mercoledì 6 novembre 2019, i ministri degli Esteri di Egitto, Etiopia e Sudan si erano riuniti negli Stati Uniti per discutere sulla controversa costruzione della mega-diga.
In una dichiarazione congiunta, i tre paesi hanno detto di aver trovato un punto d’incontro per lavorare insieme.
Nel testo della dichiarazione congiunta, diffusa dopo l’incontro dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, si legge: “I ministri hanno concordato di lavorare per il completamento di un accordo entro il 15 gennaio 2020 e parteciperanno a due incontri a Washington, DC, il 9 dicembre 2019 e il 13 gennaio 2020, per valutare e sostenere i progressi”.
“Se entro il 15 gennaio 2020 non verrà raggiunto un accordo – continua la nota – i ministri degli Esteri convengono che verrà invocato l’articolo 10 della Dichiarazione di principi del 2015”.
Secondo l’articolo 10 i “tre Paesi risolveranno le controversie, derivanti dall’interpretazione o dall’attuazione del presente accordo, amichevolmente attraverso la consultazione o la negoziazione secondo il principio di buona fede”.
L’incontro ha convenuto che gli Stati Uniti e la Banca mondiale parteciperanno a futuri negoziati come osservatori. Il presidente Trump ha twittato una foto del suo incontro con i ministri.
La storia controversa della Grande Diga del Rinascimento etiope
La diga è in costruzione nel nord dell’Etiopia. L’Etiopia ha completato circa il 70 per cento di lavori e insiste sul fatto che nessuno può fermare il progetto, ma l’Egitto è preoccupato per l’impatto sulle sue risorse idriche e su quanta acqua verrà utilizzata dal Sudan.
Al termine, il progetto da 4 miliardi di dollari sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa, ma è stato rallentato da ritardi e controversie. Secondo il governo etiope, la diga, una volta riempita, avrà una capacità di 6mila megawatt, l’equivalente di almeno sei centrali nucleari.
Riguardo alla sua costruzione erano state sollevate diverse problematiche e i tre stati sembravano lontani dal trovare un accordo. L’Egitto, infatti, che fa affidamento sul Nilo per l’80 per cento della sua acqua, si diceva preoccupato che l’infrastruttura potesse influenzare notevolmente il suo già scarso approvvigionamento idrico.
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