Non è l’euroscetticismo inglese, né l’astio che i greci nutrono per la Germania. L’apatia che la Croazia prova nei confronti dell’Unione europea è un fenomeno diverso. Domenica scorsa si sono tenute nel Paese le primissime elezioni Ue: i croati sono stati chiamati a eleggere i dodici deputati che per la prima volta rappresenteranno la nazione al Parlamento Europeo di Strasburgo.
I leader politici hanno ribadito il valore altamente simbolico del voto: un benvenuto ufficiale nel club europeo, un traguardo cui la Croazia ambisce da tempo. Le cose sono andate diversamente: l’affluenza alle urna è stata fra le più basse nella storia dell’Unione Europea: appena il 20 per cento dei croati è andato a votare.
Il risultato è dovuto in parte alla campagna elettorale, che è stata troppo breve, appena tre settimane, poco interessante e basata su elementi secondari come il salario dei deputati e la loro conoscenza dell’inglese. Niente conferenze o dibattiti televisivi, soltanto presentazioni schematiche. Di conseguenza, spiega l’analista politico Zarko Puhovski, “i croati hanno percepito le elezioni di domenica come poco importanti”.
Dietro al fallimento della campagna elettorale si nasconde un problema più profondo: il totale disinteresse per tutto ciò che accade a Bruxelles. Questa indifferenza è un corollario della grave situazione economica della Croazia, che è in recessione per il quinto anno consecutivo, ed è il terzo Paese in Europa, preceduto solo da Grecia e Spagna, con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, pari al 45 per cento. L’ingresso nell’Unione Europea, oggi in preda a una crisi profonda, non è percepito dai croati come una fonte di speranza.
Eppure, Bruxelles ha promesso di aiutare economicamente la Croazia, garantendo oltre 10 miliardi di euro. Ma tutto questo, secondo i croati, non compensa i rischi dell’adesione a una zona euro così turbolenta. Sono ormai in pochi a credere che la situazione del Paese, dilaniato dalla disoccupazione e dalla corruzione, potrà migliorare grazie all’entrata nell’Unione europea, prevista il primo luglio 2013.
Solo la ripresa economica dell’Europa, e soprattutto dei paesi vicini alla Croazia come l’Italia, la Slovenia e l’Ungheria, può rovesciare l’attuale calo di entusiasmo nei confronti dell’Europa unita. La vera incognita è un’altra: la luce alla fine del tunnel è ancora lontana, oppure ci troviamo in un vicolo cieco?