Centinaia di migliaia di persone sono scese in strada lunedì 11 settembre 2017 a Barcellona per le celebrazioni della Diada, la grande manifestazione a sostegno dell’indipendenza della Catalogna.
La festa nazionale catalana è stata spesso teatro di manifestazioni indipendentiste, anche negli anni scorsi, con migliaia di persone provenienti da tutta la regione autonoma per gridare il proprio No all’unione con Madrid, ma quest’anno il corteo avrà un sapore diverso.
L’ostilità tra Madrid e Barcellona è aumentata dal momento che la Corte Costituzionale spagnola ha sospeso il referendum per l’indipendenza, previsto da una legge regionale per il 1 ottobre.
Il governo spagnolo afferma che la consultazione viola la legge fondamentale spagnola, secondo cui il paese è indivisibile.
Il presidente della Comunità autonoma, Carles Puigdemont, ha così invitato tutti i sostenitori dell’indipendenza di Barcellona da Madrid a scendere in piazza nel giorno della Diada.
Perquè l'#1Oct sigui un èxit, és clau que aquesta Diada Nacional de Catalunya hi siguem molts. Jo hi seré #LaDiadadelSí pic.twitter.com/8vcA4G0nBQ
— Carles Puigdemont (@KRLS) September 8, 2017
“È fondamentale scendere in piazza per questa Diada perché il referendum del 1 ottobre possa avere ”, ha spiegato Puigdemont in un video pubblicato sul suo profilo Twitter.
“Io ci sarò, questa sarà la Diada del sì”, ha aggiunto il presidente catalano, riferendosi al quesito referendario proposto dall’assemblea regionale.
“Vuoi che la Catalogna sia uno stato indipendente, nella forma di una repubblica?”, doveva essere infatti la domanda presente sulla scheda che sarebbe stata consegnata ai cittadini catalani se la Corte costituzionale di Madrid non avesse bloccato il referendum.
Il procuratore generale spagnolo Jose Manuel Maza ha avviato un procedimento penale contro Puigdemont e 13 membri del suo governo per aver indetto la consultazione.
I legislatori catalani hanno risposto di essere pronti ad andare in prigione pur di permettere ai cittadini della Generalitat di esprimersi sull’indipendenza.
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha invitato i funzionari pubblici e i sindaci catalani a rispettare la legge e a fermare i preparativi per il referendum previsti per le prossime tre settimane.
La procura generale di Madrid ha infatti chiesto alle forze di polizia di indagare su qualsiasi attività preparatoria in vista del referendum.
Tra quelle sotto indagine figurano persino la stampa di volantini elettorali o la preparazione di sondaggi in merito alla consultazione.
Insegnanti, funzionari di polizia e amministratori locali sono quelli che rischiano multe o addirittura la perdita del posto di lavoro se dovessero rendersi complici delle operazioni elettorali.
Ad ogni modo, almeno due terzi dei sindaci della Catalogna hanno già fatto sapere che consentiranno l’uso delle strutture comunali per il voto.
Il presidente Puigdemont ha detto che il governo regionale possiede già le urne e tutti i documenti necessari per tenere il referendum e che questi sono pronti per essere distribuiti alle istituzioni locali in qualsiasi momento.
Durante il fine settimana, la polizia spagnola ha anche perquisito gli uffici di un giornale locale perché segnalato come coinvolto in attività preparatorie per il referendum.
Nonostante i sondaggi mostrino che i sostenitori dell’indipendenza siano una minoranza in Catalogna, la maggior parte dei catalani desidera che si tenga la consultazione referendaria.
L’11 settembre è la festa nazionale della Catalogna perché quello stesso giorno del 1714 le truppe spagnole di Filippo V conquistarono Barcellona dopo 14 mesi di assedio, nel corso della Guerra di successione spagnola.
L’11 settembre del 1716 coincide poi anche con l’abolizione delle istituzioni autonome catalane ad opera dello stesso re di Spagna.
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