Il parlamento argentino annuncia un provvedimento per reprimere le attività delle compagnie petrolifere nelle Isole Falkland, territorio britannico d’oltremare. L’ambasciata argentina a Londra sostiene che le esplorazioni sotterranee non rispettino le decisioni prese dalle Nazioni Unite per il territorio, che dal 2010 è oggetto di rivendicazioni da parte del governo argentino.
Si prevedono pene di reclusione fino a 15 anni per i membri degli esecutivi delle compagnie operanti nelle isole, multe fino a coprire il valore di 1,5 milioni di barili di petrolio, l’espulsione delle compagnie che lavorano anche in Argentina, fino alla confisca dei macchinari e dei luoghi di cantiere delle estrazioni illegali.
Il Foreign Office inglese afferma che le attività sono legittime in quanto controllate dal governo delle Falkland senza nessuna pressione da parte dell’ex madre patria. Gli abitanti dell’isola a marzo 2013 hanno confermato con un referendum la loro volontà di rimanere legati alla Gran Bretagna e adesso hanno il diritto, secondo quanto detto dal portavoce del Foreign Office, di sfruttare le risorse del sottosuolo per il loro sviluppo economico in piena libertà.