Di Maio dopo la missione in Libia: “Italia ha perso terreno, ora inviato speciale permanente”
“L’Italia ha perso terreno in Libia e anche per questo istituirà un inviato speciale che risponderà direttamente alla Farnesina per poter avere un rapporto di alto livello politico continuo, intenso, con tutte le parti libiche”: lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio oggi, martedì 17 dicembre, alla fine della sua missione a Tripoli e Bengasi.
Quella di oggi era la prima missione nel Paese di un esponente del governo italiano dal 23 dicembre 2018, quando il premier Giuseppe Conte, all’epoca alla guida dell’esecutivo giallo-verde, si era recato a Tripoli e a Bengasi, per incontrare il presidente del governo di conciliazione nazionale Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar.
Le parole di Di Maio dopo la missione in Libia
All’aeroporto di Ciampino, in serata dopo essere tornato dalla Libia, Di Maio si è intrattenuto con i giornalisti. “Gli incontri di oggi sono stati proficui e importanti – ha dichiarato – e quella di oggi è una giornata che agli italiani deve interessare tanto, perché la Libia è a poche centinaia di chilometri dai nostri confini e perché c’è un rischio terrorismo e una crisi umanitaria che può aggravarsi ulteriormente”.
“Adesso – ha dichiarato Di Maio – con Serraj ci sentiremo o stasera o domattina per aggiornarci sull’esito di tutta la missione. E con Haftar ci vedremo nelle prossime settimane a Roma, come ci siamo detti a Bengasi”.
Sull’inviato speciale dell’Italia in Libia, il ministro degli Esteri ha detto che si è trattato di una decisione presa insieme alla Libia: “L’Italia ha perso terreno, non possiamo negarlo, ma è il momento in cui deve riprendersi il ruolo naturale di principale interlocutore, da sempre amico del popolo libico”.
“Vorrei lavorare – ha aggiunto – a una seconda missione in Libia, magari a guida europea”, con la presenza del nuovo Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. “È importante far sentire la presenza europea in Libia”.
Gli obiettivi della missione di Di Maio
La soluzione della crisi in Libia “non può essere militare”, aveva detto Di Maio incontrando a Tripoli il vicepresidente del consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, dopo un colloquio bilaterale con il ministro degli Esteri libico Mohammed Siala, secondo quanto riportato dall’Ansa.
In mattinata Di Maio sarà a Tripoli, mentre nel pomeriggio si recherà a Bengasi. Oltre agli incontri con Fayez al Serraj e Ahmed Maitig, vice primo ministro, Di Maio dovrebbe incontrare anche il generale Khalifa Haftar.
Nelle ultime settimane è stata data una nuova spinta all’azione diplomatica italiana sulla Libia, dopo l’accordo stretto tra il governo di Fayez Al Serraj e la Turchia di Erdogan sulla delimitazione dei confini marittimi nel Mediterraneo orientale. Tale accordo, secondo l’Ue violerebbe “i diritti sovrani dei Paesi terzi”.
Inoltre, il generale Haftar ha annunciato due giorni fa che “è scoccata l’ora zero per la liberazione di Tripoli”.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, citando fonti diplomatiche italiane, la missione di Di Maio ha lo scopo di “ridare alla crisi libica una dimensione mediterranea riproponendo con forza il peso degli argomenti europei” e rilanciare la conferenza di Berlino promossa dall’Onu, prevista per la terza decade di gennaio.
Durante il vertice del 13 dicembre a Bruxelles tra Giuseppe Conte, Emmanuel Macron e Angela Merkel, si è ribadito infatti l’impegno di una politica comune europea, l’invito verso “le parti libiche e internazionali ad astenersi dall’intraprendere azioni militari e l’intenzione di “lavorare per il successo della conferenza di Berlino, che si dovrà tenere senza ulteriore ritardo”.
“Discuteremo con lui tutti i temi che riguardano la collaborazione bilaterale. Dalla sicurezza all’economia al coordinamento nella lotta all’immigrazione clandestina e nel traffico di essere umani. Ci aspettiamo solo cose positive”, ha fatto sapere il consigliere per i media del premier libico Fayez Serraj, Hassan al Houni, all’Adnkronos.
Ma se le premesse dell’incontro con Serraj sembrano positive, sarà più difficile per Di Maio aprire un dialogo con Haftar. Grazie infatti all’arrivo di mercenari russi a settembre, l’uomo forte della Cirenaica sta stringendo l’assedio sulla capitale libica e ha già fatto saltare i negoziati una volta, il 4 aprile scorso.
In Libia intanto la situazione resta nel caos: la Turchia starebbe infatti inviando nuovi droni e blindati a Tripoli e le milizie di Misurata hanno dichiarato lo stato d’emergenza.
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