Di Maio firma l’atto sullo stop alle armi alla Turchia
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato l’atto interno alla Farnesina per bloccare le vendite future di armi alla Turchia da parte dell’Italia. L’atto sarà finalizzato anche ad avviare un’istruttoria sui contratti in essere, così come annunciato nell’informativa urgente di ieri al Parlamento sull’offensiva turca in Siria.
L’Italia dal 2016 al 2018 ha ricevuto autorizzazioni per l’esportazione di 761,8 milioni di euro di armamenti verso la Turchia. 362 milioni solo nell’ultimo anno. A certificarlo è la relazione di Camera e Senato dello scorso aprile. Questa cifra, come riportato nello stesso documento, “colloca la Turchia “tra i primi 25 Paesi destinatari di licenze individuali di esportazione nel 2018”, per la precisione tra i primi tre, dopo il Qatar e il Pakistan.
Se invece teniamo conto del dato complessivo a partire dal 2015 le autorizzazioni concesse per l’esportazioni di armi salgono a 890,6 milioni di euro. Nel 2018 le armi effettivamente consegnate erano poco più della metà per un valore di 463,8 milioni di euro, il che significa che l’altra metà deve ancora arrivare a destinazione. Più della metà degli ordini quindi devono ancora essere inviati e se il blocco dell’export riguarderà solo “i prossimi contratti”, circa 426, 8 milioni di euro di armamenti sarebbero ancora autorizzati a partire indisturbati. L’istruttoria del governo potrebbe portare a uno stop delle vendite anche per le forniture che non sono ancora state consegnate.
Le organizzazioni della Rete Disarmo però denunciano che un’indagine istruttoria sulle vecchie forniture significa di fatto non bloccare nell’immediato quei 426 milioni di euro di armi ancora da consegnare. “Di Maio non blocca le forniture di armi in corso verso Turchia, chiediamo che vengano sospese fino al termine dell’istruttoria”, ribadiscono gli attivisti.
“Una decisione di blocco totale e immediato, senza quindi dover mettere in campo istruttorie e verifiche sul passato, si sarebbe già potuta e dovuta prendere fin da ora anche nel rispetto del dettato Costituzionale (art. 11), della legge 185/1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti e delle norme internazionali (Posizione Comune UE e Trattato ATT) sottoscritte dall’Italia”, concludono le organizzazioni.