L’accusa di Der Spiegel alla Germania: “Viviamo in un paese rotto”
“Viviamo in un paese rotto”: è l’accusa che il magazine Der Spiegel lancia nei confronti della Germania, travolta dalla terza ondata di Covid e responsabile di errori, come quello sullo stop al vaccino di AstraZeneca, che hanno finito per trascinare nel caos anche il resto d’Europa.
A un anno dall’inizio della pandemia, il giornale tedesco traccia un quadro impietoso del paese che “oscilla tra caos e ribellione” e i cui apparati si “mostrano oggi incapaci di organizzare una campagna di vaccinazione”.
“Nel momento in cui l’Europa guarda alla Germania come riferimento e guida – scrive Paolo Valentino per il Corriere della Sera – lo specchio tedesco restituisce un’immagine di confusione, inefficienza, assenza di visione”.
Nell’articolo del giornale, la cui cover story ha un titolo abbastanza eloquente “La nuova incompetenza tedesca”, si sottolinea: “Nel sedicesimo anno di governo della cancelliera Merkel, si ha a volte la nauseante sensazione di vivere in un Paese rotto. Il maestro di scuola tedesco di una volta, che in tutti i suoi quaderni faceva stampare il marchio di qualità Made in Germany, è diventato nei confronti internazionali un pigro ritardatario che insegue”.
Der Spiegel, quindi, sottolinea che la promessa di vaccinare tutti i tedeschi entro l’estate non è più credibile anche a causa di un governo che appare “passivo, stanco, privo di ambizioni ed erratico nella sua azione”.
Citando il pezzo del magazine tedesco, Paolo Valentino sottolinea che la “lista delle recriminazioni è lunga”. Il corrispondente del Corriere, infatti, sottolinea, attraverso le parole del giornale, che “Non c’è stata alcuna prevenzione, la deregulation della sanità ha deresponsabilizzato la mano pubblica, che non ha mai pensato a creare scorte di materiali necessari in casi di emergenze sanitarie. Giudicate inutili all’inizio, non c’erano riserve di mascherine quando si è scoperto che erano indispensabili. Per avarizia e grettezza di vedute, Berlino non ha spinto in modo energico a livello europeo perché fossero prenotati più vaccini, tanto più che il primo di questi era stato sviluppato in Germania. Con grande ritardo il governo federale ha preso in considerazione i test rapidi, che già nella primavera del 2020 erano stati indicati dagli esperti come un mezzo efficace per facilitare le riaperture”.
“Infine, la madre di tutti i fallimenti, la campagna di vaccinazione iniziata benino prima di Natale e poi naufragata” e “il controverso stop alle somministrazioni di Astra Zeneca, che ha finito per trascinare nell’errore anche il resto d’Europa, su 3,1 milioni di dosi del vaccino anglo-britannico già consegnate, 1,3 milioni non erano state ancora inoculate”.
Il tutto senza parlare, come ricorda il giornale tedesco, di “scandali e disavventure” che hanno stancato i cittadini tedeschi, la cui pazienza, secondo Der Spiegel, è ormai “al limite”.
Un attacco che arriva alla fine dell’era Merkel, anche lei nel mirino del giornale. “Se c’era una cosa che questa cancelliera sa fare è gestire le crisi. Non vale più. Dalla seconda ondata, la politica del governo è una cronaca delle promesse infrante”.
“I suoi discorsi puntuali ma melodrammatici al Bundestag — sottolinea Der Spiegel— i suoi appelli preoccupati sembrano a volte quelli di una nonna che chiede ai nipoti se abbiano indosso vestiti abbastanza caldi”.
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