La casa di famiglia dell’arrampicatrice iraniana Elnaz Rekabi, balzata agli onori delle cronache per aver gareggiato senza velo in Corea del Sud a ottobre come segno di appoggio alle proteste contro il regime, è stata demolita. Secondo il sito di notizie antigovernativo IranWire non è chiaro quando l’edificio sia stato distrutto, ma i cronisti collegano il fatto alla protesta messa in atto dall’atleta. In un video si nota una struttura distrutta, con diverse medaglie a terra. L’uomo che filma descrive cosa è successo alla casa e inquadra anche il fratello di Rekabi, Davood, che piange. Davood Rekabi è lui stesso un campione di arrampicata sportiva, ha vinto dieci medaglie d’oro rappresentando l’Iran. “Questo è quello che significa vivere in questo paese”, dice una voce fuori dal campo, presumibilmente dell’autore del video.
«قهرمان مملکت کیلو کیلو مدال آورده واسه این مملکت»
-آدمهای جمهوری اسلامی خونهباغ خانواده #الناز_رکابی رو خراب کردند فقط چون جلوی حجاب اجباری ایستاد
pic.twitter.com/J6SAYVxxMP— Maryam Moqaddam مریم مقدم (@MaryamMoqaddam) December 1, 2022
“Il campione di un paese con diverse medaglie, che ha lavorato sodo per rendere orgoglioso l’Iran. Gli hanno spruzzato del peperoncino, hanno demolito una casa di 39 mq e se ne sono andati. Cosa posso dire?”. Il video di Rekabi che indossava una fascia con i capelli raccolti in una coda di cavallo mentre gareggiava a Seul è diventato ha fatto notizia a livello internazionale per il tempismo a cavallo con l’intensificarsi delle proteste. Quando è tornata in Iran, i video pubblicati sui social hanno mostrato una folla festante che l’ha accolta e acclamata cantando “Elnaz l’eroina” all’aeroporto internazionale Imam Khomeini di Teheran. Sul suo account Instagram Rekabi aveva precisato di aver gareggiato “accidentalmente” senza hijab, una dichiarazione che però potrebbe essere stata rilasciata sotto costrizione. Alcuni manifestanti iraniani hanno visto in lei un simbolo della rivolta nazionale: tuttavia, fin da subito i gruppi per i diritti umani hanno espresso timori per la sua sicurezza quando è tornata in patria.