Davos del deserto – Il caso della barbara uccisione del giornalista Jamal Khashoggi (qui abbiamo ricostruito la vicenda) ha messo in discussione la Conferenza sugli investimenti, la cosiddetta “Davos del deserto” che si tiene a Riad dal 23 al 25 ottobre.
Il vertice internazionale Future Investment Initiative è stato caratterizzato da un’ondata di rinunce di partecipanti e media internazionali. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman non è stato presente all’apertura del forum. La conferenza è stata inaugurata dall’intervento di Yasir O. Al-Rumayyan, direttore del Public Investment Fund saudita.
Regno Unito e Stati Uniti hanno boicottato la Conferenza, così come molti gruppi editoriali e testate, tra cui Cnn e Financial Times. Anche i leader di HSBC, Credit Suisse, Standard Chartered e BNP si ritirano dalla conferenza organizzata a Riad. Anche il Ceo di Uber, il presidente di Ford e il direttore generale del Fondo monerario internazionale boicottano l’evento.
Fonti diplomatiche citate dall’emittente britannica fanno sapere che sia il segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin sia il segretario britannico al Commercio internazionale Liam Fox non andranno a Riad.
Cos’è Davos del deserto
Si tratta di un evento voluto dal principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud, giunto alla sua seconda edizione, per promuovere la sua agenda di riforme. Si tratta di un summit dei giganti della finanza e dell’economia Usa.
Davos del deserto: le differenze con la “Davos svizzera”
Davos del deserto non ha nulla a che fare però con Davos, il vertice del World economic forum che si tiene ogni anno nell’omonima cittadina svizzera di Davos. In quel caso si tratta di un evento a cui partecipano influenti personalità legate al mondo economico dell’Europa occidentale.
Gli incontri di Davos sono divenuti un’occasione per discutere dei grandi temi economici planetari tra i leader politici mondiali e i principali rappresentanti del mondo dell’impresa.
Gli incontri del World Economic Forum sono aperti alla maggior parte dei leader mondiali, i quali vengono invitati a spese della fondazione.
Non esiste un incontro plenario di tutti i partecipanti, ma tanti piccoli incontri tematici o bilaterali tra diversi leader in cui si discute di questioni specifiche.
Il caso Jamal Kashoggi
Dal 2 ottobre 2018 gli occhi dei media internazionali e della diplomazia sono puntati sulla Turchia dopo la sparizione e l’omicidio del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi.
L’Arabia Saudita ha ammesso che l’uomo, sparito dopo essere entrato nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, in Turchia, è morto mentre si trovava nella struttura. Qui la notizia.
Khashoggi, collaboratore del Washington Post, si era recato nel consolato per completare alcune “pratiche burocratiche” e da allora non si sono più avuto sue notizie.
A denunciare la sua scomparsa era stata la compagna, che lo ha atteso fuori dall’edificio per undici ore, fino alla chiusura degli uffici.
Khashoggi le aveva raccomandato di avvisare un consigliere del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, se non fosse tornato indietro. All’entrata del consolato, il giornalista era stato costretto a lasciare il suo cellulare.