La Danimarca ha confiscato a cinque richiedenti asilo iraniani beni per un valore di 10mila euro, applicando per la prima volta in cinque mesi la controversa legge sull’immigrazione che prevede la confisca dei beni ai rifugiati che arrivano nel paese, per pagare le spese per il loro mantenimento nei centri di accoglienza o per il loro rimpatrio.
La notizia è stata comunicata in una nota dalla polizia per l’immigrazione. I cinque iraniani sono atterrati all’aeroporto di Copenhagen e hanno immediatamente fatto richiesta di asilo. Sono stati arrestati perché avevano viaggiato con passaporti falsi e quando gli agenti li hanno perquisiti, hanno trovato il denaro che è stato confiscato.
La legge, infatti, permette alla polizia di frontiera di perquisire i migranti e confiscare beni e contante superiore alle 10.000 corone danesi (1.350 euro). Venstre, il partito di centro destra al governo dal giugno del 2015, aveva promesso di arginare i flussi migratori, e la nuova legge sull’immigrazione si inserisce in questo disegno più ampio.
Il governo guidato da Lars Lokke Rasmussen e in particolare la ministra per l’integrazione, Inger Stojberg, sono stati sommersi di critiche per la legge, paragonata da alcuni partiti di opposizione alle pratiche di confisca ai danni dei deportati nei lager che usavano i nazisti in Germania durante la Seconda guerra mondiale, ma il governo si è difeso sostenendo che esistono leggi simili in Svizzera e nelle regioni tedesche della Baviera e del Baden-Wurttemberg.
A essere criticata, inoltre, è una modifica al diritto di asilo che obbliga i rifugiati ad aspettare tre anni prima che possano fare richiesta di ricongiungimento con i propri figli. Una modifica, secondo le organizzazioni umanitarie, fatta con l’unico scopo di mandare il messaggio che gli immigrati non sono i benvenuti in Danimarca, con il risultato di danneggiare il processo di integrazione e dividere le famiglie.